Cultura

La Storia e l’amore delle “Sorelle” di Eva Kosloski alla Pinacoteca Comunale

La luce. Della mostra fotografica “Sorelle” di Eva Krampen Kosloski colpisce la luce che accarezza le due protagoniste, Paola e Lorenza Mazzetti, rispettivamente madre e zia di Eva.

La mostra, inauguratasi ieri nella Pinacoteca Comunale di Arte Contemporanea “Domenico Cantatore” di Ruvo di Puglia, sarà ospitata fino a domenica 11 dicembre. Un mese per “conoscere” la storia di famiglia della Kosloski, delle Mazzetti, di Einstein. Perché le due donne hanno un lontano legame col grande fisico: sono nipoti acquisite di Robert Einstein, cugino di Albert. L’esposizione fotografica si divide in due percorsi: uno “antico”, con le foto d’epoca, le foto che ritraggono le ragazze con i propri cari in tempi felici; l’altro “moderno”, con le due sorelle che ritornano nel luogo dove tutto cambiò.

Ma raccontiamo la loro storia. Paola e Lorenza Mazzetti, orfane di madre, sono adottate dalla zia paterna Nina e da Robert Einstein. Dalla tenuta di Monte Malbe, a Corciano (PG), dove Einstein ha fondato una scuola rurale, si trasferiscono a Firenze, nella tenuta del Focardo. Tempi felici, dove le piccole giocano con le cuginette Annamaria e Luce, con Gilda Galanti, la figlia del giardiniere Egidio. Ma poi irrompe la Storia, crudele. Nel 1944, ufficiali tedeschi piombano in casa per arrestare Einstein, di religione ebraica. Einstein riesce a nascondersi nei boschi. I nazisti ritornano, fucilano Nina e le due figlie, danno fuoco al Focardo cacciando le Mazzetti e tutti coloro che vi abitano. Lo zio Robert si uccide poco tempo dopo. Da quel momento, il Focardo, luogo della loro felicità, il posto dove si respirava gioia, amore per la vita, curiosità, libertà, viene “rimosso” dalla mente, ma non dal cuore. Trascorrono gli anni e le due sorelle diventano artiste famose. Non parlano con nessuno di quanto accaduto ma Eva, alla ricerca del suo passato, delle sue radici, riesce a farlo riemergere, anche attraverso le carte, i documenti, le testimonianze raccolte nel processo intentato contro uno di quegli ufficiali, riconosciuto dalle sorelle ma “assolto” dagli storici per certe incongruenze nelle date. Per questo motivo Eva intende intraprendere un viaggio catartico con la madre e la zia. E lo fa ritornando in quei luoghi e con la fotografia.

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Eva trova le sue radici, Paola e Lorenza ritrovano un passato crudele ma anche la gioia, la bellezza, l’innocenza dei giochi – le pareti della limonaia del Focardo conservano tracce dei loro affreschi – e Gilda. La foto che ritrae Paola e Lorenza addormentate nel bosco del Focardo è emblematica. Con quel sonno le due sorelle rinascono. Ed ecco che la luce nelle foto, limpida anche quando piove, rappresenta l’energia, l’amore dei loro cari, anzi in quella luce vivono zia Nina, Luce, Annamaria e zio Robert. Quella luce è la bellezza di un passato consegnato al futuro. Che poi è la vera missione della fotografia, come sottolineato da Sergio Leonardi, storico di questa che è una vera e propria Arte. Se la luce è il commento, le immagini sono storia, quindi.

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Per Monica Filograno, Assessora alla Cultura“Nella grande storia vanno inserite le microstorie che devono essere conosciute da tutti, soprattutto dalle giovani generazioni a cui questa mostra è anche destinata. Infatti, cercheremo di organizzare visite guidate per le scuole”.

“‘Sorelle’” è il naturale prosieguo della rassegna fotografica ‘Fotografia/Femminile Plurale’, è la storia raccontata con l’occhio acuto delle donne. Storie di famiglie che si intrecciano con i grandi eventi. Con questa mostra, oltre a promuovere il territorio, vogliamo mettere in evidenza il legame tra fotografia e cinema. Infatti dal romanzo “Il cielo cade” di Lorenza Mazzetti è stato tratto, nel 2000, il film omonimo dei fratelli Frazzi. Con questa mostra abbiamo voluto tirare fuori dall’ombra una storia non molto conosciuta, cercando di coinvolgere non solo fotografi e appassionati, ma tutti coloro che hanno desiderio, curiosità, di guardare ‘oltre’, l’ombra di un tempo che appartiene alla nostra storia” racconta Mauro Ieva, organizzatore della mostra e presidente dell’Associazione “Cacciatori d’Ombra”.

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