Punti di vista

“Gioia è nostra figlia!”. A Ruvo di Puglia la lunga storia di un’adozione

Questa è la storia di una giovane coppia che negli ultimi anni si è avventurata all’interno di un percorso carico di ostacoli, di coraggio e di ostinata perseveranza. Tutti i nomi che seguiranno, su richiesta dei protagonisti, sono di fantasia; quel che invece verrà raccontato è tutto vero ed è successo a Ruvo di Puglia.

«Nel 2010, io e Marco, ci siamo uniti in matrimonio. È inutile raccontare che, come la maggior parte delle coppie, avevamo già in mente la volontà di avere dei bambini. Ma la vita, si sa, non prosegue mai lungo i piani prestabiliti e così, dopo quattro anni di tentativi, sono caduta nello sconforto più totale». Inizia così il racconto di Lucia, donna dallo sguardo sicuro e da un cuore veramente grande. Conoscerla e ascoltarla è stato come entrare a far parte della sua vita, della sua esperienza e sentirla propria.

«Il 2014 è stato un anno difficile. È come se da un momento all’altro mi fossi resa conto, senza nessuna diagnosi alla mano, che il mio corpo non avrebbe mai e poi mai potuto accogliere una vita al suo interno». Caduta in una repentina depressione, Lucia riesce a rialzarsi grazie alla forza e alla volontà di suo marito Marco, dei suoi genitori e di sua suocera che, con estrema pazienza l’hanno portata mano nella mano verso un nuovo percorso. È così che la coppia comincia a rivolgersi ai più rinomati medici della regione e non, per riuscire a capire come e se fosse possibile proseguire per raggiungere il loro piccolo sogno di diventare genitori. A marzo 2015 arriva la diagnosi. Una strana incompatibilità non avrebbe mai permesso a Lucia e Marco di avere dei figli propri.

«Non mi cadde il mondo addosso, come tutti prevedevano. Mi era già caduto precedentemente. Anzi, fu come se qualcuno mi avesse in parte liberata da quel dubbio insistente che non mi faceva più dormire la notte. Adesso avevo una risposta certa, dura, dolorosa, ma troppo reale», ricorda Lucia che continua: «Eravamo ancora fuori dallo studio del medico che ci aveva seguito fino a quel giorno quando, dopo qualche minuto di assoluto silenzio e nel percorso dallo studio all’automobile, io e Marco ci parlammo quasi all’unisono. L’idea di adottare un bambino non era mai stata presa da noi in considerazione, sempre presi dalla caparbietà di riuscire un giorno ad avere un figlio nostro. Ma quel pomeriggio di inizio primavera ci illuminò le menti e i cuori e da quel giorno le nostre vite si sono dedicate spontaneamente e con tutte le nostre forze alla ricerca di un’adozione».

Ha avuto inizio in questo modo un lunghissimo cammino verso l’obiettivo preposto. Il tema dell’adozione in Italia non assume spesso alta risonanza, eppure migliaia di giovani coppie si affacciano a questo mondo fatto di mille e più passaggi, senza mai arrendersi. «Ho iniziato a informarmi in che modo avremmo potuto adottare sulla base dei disegni di legge, delle associazioni e degli enti autorizzati dal CAI – Commissione Adozioni Internazionali – racconta Lucia – Per fortuna eravamo ancora molto giovani perché si sa, l’età massima per adottare un bambino è di 45 anni. Abbiamo quindi dato inizio alle danze…burocratiche».

Scegliere di adottare un bambino, in Italia, comporta infatti una serie di perizie e di controlli della famiglia di adottanti e richiede una grande attenzione nella sistemazione del minore. Controlli infiniti, carte, incontri con medici specialisti sono stati eventi all’ordine del giorno per Lucia e Marco e per l’intera loro famiglia. «I nostri genitori ci sono sempre stati accanto nel migliore dei modi, sostenendoci con tutto l’amore possibile, sempre col sorriso stampato sul volto», tende a precisare Lucia. Dopo aver presentato la dichiarazione di disponibilità all’adozione presso il Tribunale dei minorenni, Lucia e Marco hanno affrontato tutti i passaggi burocratici richiesti. A seguito di colloqui e percorsi di approfondimento, la coppia ha dovuto attendere quasi tre anni per ricevere una concreta risposta.

Cercare di fare delle statistiche su adozione bambino-tempi non è cosa da poco, dal momento che bisogna tenere in conto la velocità delle burocrazie degli enti locali preposti ai controlli e al Tribunale di competenza. Tuttavia, Lucia e suo marito continuano imperterriti nella loro lunga e sentita missione. «Non ci siamo mai arresi. Certo, i momenti di sconforto ci hanno fatto visita spesso durante l’intero iter, ma poi unendo le nostre forse ce l’abbiamo sempre fatta. Siamo stati forti, caparbi, volenterosi sempre e solo grazie all’aiuto che ci siamo donati reciprocamente». Prosegue così il racconto di Lucia, con le sue parole che inducono a riflettere e lasciano spesso spazio all’emozione.

Inizialmente l’intenzione della coppia è stata quella di adottare un neonato. «Poi il percorso si è diramato verso nuovi orizzonti – racconta Lucia – Sapevamo che, in caso di affidamento, solo dopo un periodo di affidamento preadottivo, della durata di almeno 12 mesi, avremmo potuto ottenere l’adozione nazionale definitiva. Ed era questo a spaventarci maggiormente perché, in quel lungo anno, sarebbe potuto succedere di tutto».

La parte interessante di questa storia infinita arriva adesso. «Proprio quando meno te l’aspetti, nella vita, succede l’imprevedibile. Era maggio 2018 quando l’assistente Chiara, di cui portiamo ancora nella nostra mente l’espressione di felicità, bussò alla nostra porta portando con sé mano nella mano una bimba di tre anni e mezzo dai ricci castani e dagli occhi verdi. Dagli occhi di Chiara, invece, collegai il tutto e quello fu il momento che diede inizio alla nostra nuova e straordinaria vita da genitori», racconta Lucia. Gioia, proveniente dal centro Italia, con una lunga storia alla spalle che Lucia e Marco non hanno voluto raccontare, è entrata a far parte della sua nuova famiglia. «Il suo affezionarsi a noi immediatamente è stato un vero e proprio miracolo. Ogni sera, ancora oggi, la guardiamo e pesiamo: Gioia è veramente nostra figlia, era destinata a noi» spiega Lucia con gli occhi lucidi.

Oggi, a distanza di quell’anno, per fortuna passato nel migliore dei modi, Lucia e Marco si raccontano vincenti di una battaglia lunga ma per cui è valsa la pena combattere. Consapevoli che l’amore vince sempre su tutto, i due neogenitori si ringraziano a vicenda. Così Lucia conclude questo bellissimo racconto di vita: «Grazie alla nostra costante vicinanza abbiamo vinto. Grazie a noi, Gioia è nostra figlia!»

 

La rubrica “Ruvesi” accoglie anche testimonianze di vita. La storia di Lucia e Marco e della loro piccola Gioia ne rappresenta una delle più belle e delle più emozionanti. Il tema dell’adozione, ancora troppo nascosto dai media, fa parte della vita di migliaia di coppie italiane. Questa dichiarazione ruvese vuole fungere da sveglia e da supporto per tutti coloro che combattono e che ce la mettono tutta al fine di dare nuova vita alla propria esistenza e a quella di un bambino.

Un pensiero su ““Gioia è nostra figlia!”. A Ruvo di Puglia la lunga storia di un’adozione

  • Rino Stasi

    Bella storia fatta di belle persone.
    Mi piacerebbe pensare che l’unico nome non di fantasia, sia proprio quello della bimba.

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