Palazzo Avitaja

DOMANDA DI RITO: QUANTI POSITIVI ABBIAMO A RUVO?

E’ cambiata la fase, è cambiato il modo di approcciarci al virus, ma una domanda non è mai cambiata: quanti positivi abbiamo a Ruvo? Ci fermano per strada, ci scrivono su whatsapp, ci chiamano per rivendicare da noi un diritto lecito a essere informati.

Come abbiamo dichiarato da inizio pandemia, il bollettino locale non è a disposizione della stampa: i dati vengono divulgati agli organi di stampa in seconda battuta. Non siamo noi a entrare in possesso dei numeri ufficiali, ma dobbiamo attendere che essi ci siano comunicati. Per cui la domanda non va posta a noi ma al primo cittadino che è l’unico a ricevere i dati assieme alle forze dell’ordine che hanno il dovere di controllare il rispetto della quarantena di chi è positivo o in isolamento.

La stampa riceve i report settimanali della Asl che hanno un senso laddove ci siano diversi giorni da analizzare come avviene .

Quindi la domanda la giriamo al sindaco Chieco: quanti positivi ci sono a Ruvo?

Solo curiosità o dentro questo quesito c’è altro?

Abbiamo dato un’occhiata al comportamento comunicativo degli altri sindaci del territorio: anche loro divulgano i dati una volta a settimana o ogni dieci giorni, in linea, dunque, con le scelte dell’amministrazione Chieco. Dentro questa scelta si potrebbe innanzitutto individuare una precisa volontà collettiva dei sindaci di non intaccare l’economia, di rimarcare una fase della pandemia differente, ma di uguale portata. Oppure la piena consapevolezza che per uscire da questa violenta tempesta occorre vaccinarsi e rispettare i dogmi della sicurezza al di là di quanti positivi ci sono in una nazione.

Giusto, sbagliato?

C’è la corrente di pensiero che dice che comunicare i dati fa assumere comportamenti ancor più responsabili da parte di coloro i quali hanno bisogno delle cifre per prendere piena consapevolezza del pericolo imminente. E c’è chi critica l’atteggiamento del sindaco sulla comunicazione, “doveva e deve essere tempestivo nella comunicazione dei dati, è un suo dovere”.

 

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