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San Biagio: 11 curiosità sul Santo Patrono di Ruvo

E’ il 3 febbraio e Ruvo di Puglia festeggia il suo Santo Patrono, San Biagio. Ma chi era questo Santo? Da dove proviene? Come è giunto qui? Rispondiamo a queste e ad altre domande con curiosità, leggende e aspetti della vita e del martirio del nostro Santo.

1. Quello che sappiamo sulla vita del vescovo di Sebaste lo dobbiamo a tradizioni orali tramandate o a raccolte agiografiche; si ricordano quella di Camillo Tutini del 1637 o alcune raccolte di vite dei santi armene.

2. S. Biagio era armeno, medico e vescovo della sua città. Visse tra III e IV secolo e, profondamente cristiano, anch’egli come molti, fu reso martire: straziato con i pettini di ferro (quelli per districare la lana per intenderci) e ucciso decapitato nel 316.

3. In una agiografia armena è raccontato proprio il martirio del santo: un giorno un lupo rubò il maiale di una signora; questa subito chiamò il Vescovo Biagio che, in sintonia con gli animali, minacciò il lupo e restituì il maiale alla donna. Tuttavia, in seguito all’accaduto il Vescovo fu accusato e imprigionato perché aveva osato utilizzare la preghiera per liberare il maiale dalle grinfie del lupo. Infatti, affermando la figura di Cristo come Dio, il giudice ne ordinò la tortura: legarono il Santo ad un legno, e cominciarono coi pettini di ferro a stracciargli la carne; dopo di che lo deposero e lo gettarono nel fiume, ma lì accadde qualcosa: Biagio si sedette sopra l’acqua quasi sopra un ponte. Allora, entrarono nel fiume 79 soldati per cercare di estrarlo ma tutti affogarono, ed il Santo uscì senza danno. Altri lo presero per tagliargli la testa ma, quando arrivarono al Santo, egli pregò e chiese a Dio se, nel caso qualcuno inghiottisca un osso, o un spina e per questa senta dolore alla gola, gli basti allora pregare nominando il suo nome e subito sia libero dal pericolo. In risposta a questa sua preghiera calò sopra di lui una nuvola, e si sentì una voce dire: «Saranno adempiute le tue domande, o carissimo Biagio». A quel punto il vescovo fu portato nella città di Sebaste e lì fu decapitato e il corpo seppellito sotto le mura della città. Da allora, quello è luogo di miracoli. Dunque da qui il Culto di San Biagio come protettore della gola.

4. Un’altra leggenda racconta che durante la prigionia, una donna portò il figlioletto soffocante per una lisca di pesce incastrata nella gola: appena la mano di S. Biagio si posò sulla gola del fanciullo, avvenne il miracolo e il bambino fu salvo.

5. Nel 732 una parte dei suoi resti mortali, deposti in un’urna di marmo, furono imbarcati, per esser portati a Roma. Una tempesta, però, fermò la navigazione sulla costa di Maratea, dove i fedeli accolsero l’urna contenente le reliquie e le conservarono nella loro Basilica. Con lettera reale datata 23 dicembre 1629, la cappella della basilica con le reliquie fu poi posta sotto la tutela del re Filippo IV d’Asburgo.

6. San Biagio non è solo protettore di malattie alla gola ma anche dei cardatori di lana, degli animali e delle attività agricole. In alcune tradizioni infatti, è ritenuto protettore dei campi dalle intemperie.

7. Ci sono molte storie di miracoli ricondotti al Santo armeno, proprio a partire dalla cappella contenente le reliquie a Maratea. Accanto a questa, durante un assedio francese nell’Ottocento, è conficcata una palla di cannone inesplosa. Su di essa sono ben visibili delle impronte che, secondo la tradizione, sarebbero le dita della mano destra di san Biagio che l’avrebbero fermata.

8. Ma non solo Maratea. San Biagio è anche patrono della nostra diocesi, e di quella siciliana di Messina e altre città italiane. In totale ricopre il patronato di ben 122 città ma lo ritroviamo anche in Istria e Dalmazia. Insomma un bel giro.

9. Di tutte queste città, 25 possiedono le reliquie del Santo. Quella ruvese è un frammento del braccio, custodita in una teca di Argento a forma di braccio con mano benedicente.

10. A Ruvo, San Biagio è patrono dal 1500. Sulla Porta di Noè Noè (sita dove oggi ci è Via Valle Noè) infatti, vi era la statua del Santo insieme a quella di S. Cleto e di S. Nicola.

11. Sempre a Ruvo, non è noto solo uno dei pannelli del polittico del 1537 presente nella Chiesa del Purgatorio, ma rappresentazioni del santo vi sono anche nella Chiesa dei Cappuccini dove è presente una tela, databile tra settecento e ottocento, con il Santo che reca i simboli del martirio. Inoltre, in Cattedrale è conservata la statua in legno risalente al 1500 che viene portata in processione la sera del 3 febbraio.

Articolo di Ruvesi.it

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