Politica

RIFONDAZIONE COMUNISTA RUVO: “VOTO DI SCAMBIO, LA NOSTRA CITTA’ E’ ESTRANEA A QUESTE DINAMICHE?”

Nota di Rifondazione Comunista Ruvo. 

Durante la campagna elettorale per le elezioni comunali del 2016 avevamo costruito una piccola campagna social che invitava i cittadini ruvesi a non farsi “comprare” per una misera 50€: ovvero a non vendersi per il voto o per un pomeriggio da rappresentante di lista.

Le 50€, i buoni benzina e altre amenità. Sono parole che corrono di bocca in bocca durante le campagne elettorali. Le prove di solito mancano, eppure una lunga sequela di indagini sulla politica barese e regionale, segnata da arresti e coinvolgimento di sindaci, consiglieri comunali e regionali, sta scoprendo questo segreto di Pulcinella. Ieri si è giunti al culmine con le dimissioni dell’assessora regionale ai trasporti Maurodinoia ed un lungo scaricabarile per cercare di districarsi dalle accuse di voto di scambio politico-mafioso, compravendita di voti e corruzione.

Come sempre, crediamo che serva una profonda riflessione. Voto di scambio e clientelismo sono una triste costante della politica, che nel corso dei decenni è stata visibile ora più, ora meno. Ci appelliamo alle coscienze dei cittadini, affinché abbiano un sussulto e non svendano la propria dignità per una cifra così irrisoria. A breve celebreremo l’anniversario di quella Resistenza che ci ha garantito il diritto di voto, un diritto che dovrebbe essere sacro, in quanto fondamentale per la nostra democrazia.

E forse, è proprio la crisi della democrazia la questione principale. Risulta chiaro che le coalizioni sempre più larghe e trasversali allestite per vincere le elezioni, o ancora i cambi di casacca di consiglieri comunali che fanno la spola tra centrodestra e centrosinistra (e domani chissà) solo per garantire di arrivare a fine mandato al sindaco di turno, oppure la moltiplicazione all’infinito delle liste civiche, o le valanghe di preferenze ottenute da candidati con un breve curriculum politico alle spalle, sono tutti sintomi dello stato comatoso in cui versa la classe politica, incapace di ricorrere ad una classe dirigente adeguatamente preparata (a partire dalla cultura politica e istituzionale) e dunque schiacciata dall’incombenza di gestire l’esistente e garantirsi la sopravvivenza. Ovvero la politica che cede completamente al grigiore del trasformismo. Questi sintomi, stando alla cronaca locale, sono anche segnali delle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle grandi città, nonché della presenza di interessi ben precisi nelle realtà più piccole. Dietro il trasformismo, dietro i rimpasti, si celano le ambizioni di gruppi di potere con i rispettivi “pacchi di voti”.

A nostro avviso, non resta che confidare nella magistratura affinché si scoperchi il vaso di Pandora. Forse, senza le inchieste, quelle stesse persone coinvolte risulterebbero poi candidate alle prossime elezioni, magari presenti con le loro liste nelle primarie, oppure pronte a cambiare nuovamente casacca o a fare marcia indietro in cambio di qualche posto in una municipalizzata. Un metodo di amministrare e gestire il potere che nella nostra regione ha preso il nome del Presidente, “il modello Emiliano”, quello delle larghissime coalizioni, dalle mille porte girevoli e dalle mille liste civiche indistinguibili, delle municipalizzate trasformate in carrozzoni, dei portatori di voti del centrodestra passati armi e bagagli nel centrosinistra. Un metodo che troppo spesso è stato replicato nelle amministrazioni locali. Ruvo può dirsi fuori da questa storia? A quanti cambi di casacca abbiamo assistito in passato?

Crediamo sia tempo di mettere definitivamente in discussione questo metodo e che si scelgano ricette per vincere molto più semplici: parlare al cuore e non alla pancia dei cittadini, rispolverare politiche autenticamente sociali, attente ai bisogni di chi lavora, di chi sconta precarietà e disoccupazione, di chi è ai margini in un mondo che sembra proiettato sempre più verso un’estensione della guerra. Se non si cambierà rotta, sempre meno cittadini si recheranno alle urne, altri ancora preferiranno vendere il proprio voto e ci ritroveremo a parlare del prossimo scandalo.

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