Formazione

LE STUDENTESSE E GLI STUDENTI PROVENIENTI DALL’UCRAINA ACCOLTI AL LICEO TEDONE CON ZAINI CARICHI DI SOGNI E SPERANZE

Nella Costituzione andrebbe aggiunto un articolo: ognuno ha il diritto di sognare. Nessuno ha il diritto di negare la fantasia. Nessuna bomba, nessuna follia bellica può arrogarsi il diritto di spezzare gli sguardi assettati di sapere, di conoscere, di vivere e di sognare dei giovani. Quei sogni che Masha, Zlata, Marsel’ e Oskar, gli studenti e le studentesse provenienti dall’Ucraina accolti nelle classi 1^B, 1^D, 2^B e 4^I del Liceo Tedone, hanno custodito nei loro zaini e affidato ai loro sorrisi. Hanno varcato la soglia del Liceo Tedone con uno zaino ricco di speranze e di sogni. Masha, una delle studentesse arrivate dall’Ucraina e accolta nel nostro Liceo, sogna di viaggiare, conoscere il mondo e i popoli e studiare a Londra. Marsel’, invece, sogna di diventare un informatico. Oskar senza bisogna di mediazioni linguistiche ci racconta, in un perfetto italiano, che sogna la pace e sente forte nel suo cuore il desiderio di aiutare e difendere gli altri approfondendo gli studi diritto internazionale. Zlata, infine, ci racconta di vivere per la danza, sogna palchi e travi di legno su cui volteggiare e far danzare le sue speranze e le sue paure. “La danza è un atto di fede e un atto di amore” sosteneva Serge Lifar, uno dei più grandi ballerini ucraini nato a Kiev che ha rivoluzionato e riscritto il balletto classico del Novecento. Fra i sogni di Zlata, c’è il balletto classico e prima delle parole in italiano, prima di ogni pianto, prima di ogni disperazione, prima di ogni malinconia, prima di ogni dolore, prima di tutto ha lasciato alla danza le sue speranze di rinascita, danzando per i nuovi compagni e le compagne del Liceo Tedone. E la danza si è fatta abbraccio vero e fraterno.

“L’accoglienza delle studentesse e degli studenti provenienti dall’Ucraina – rivela commossa la prof.ssa Domenica Loiudice, Dirigente Scolastica del Liceo Tedone – in questo momento storico che ci coglie impreparati, increduli e incapaci di risposte, deve divenire per noi nuova opportunità di avvicinamento in una comunicazione costruttiva ed emotiva, in un modo di fare e intendere la scuola che si trasforma in un dialogo emotivo autentico e profondo e si sforza quotidianamente di arrivare ad ogni singolo studente, rispondendo alle sue domande, cercando risposte insieme, in modo da creare una comunità educante, una continuità generazionale non solo didattica ma emotiva”.

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