Attualità

I RICORDI DELLA VIGILIA DI NATALE A RUVO DI PUGLIA

Il tempo passa, gli usi e le tradizioni si rinnovano. Una tradizione che purtroppo con gli anni sta scemando è quella della mattina della vigilia di Natale. Di buon ora la maggioranza degli abitanti della Città del Talos si alzava per andare alla Piazza e partecipare alla messa della novena. Era sovente incontrare  i contadini coperti da lunghi mantelli per ripararsi dal freddo pungente. Il centro antico era il cuore pulsante della città. I negozi erano tutti addobbati a festa. I macellai mostravano le loro carni appese sulla propria porta, i fruttivendoli mostravano la propria frutta e verdura, i pescivendoli mettevano in mostra il “capitone”. Mille motivi per la gente di gremire le viuzze del centro.

Alle 4,30 era la Chiesa del Purgatorio a dare inizio alle celebrazioni, essa si  riempiva in ogni ordine di posto, in religioso silenzio si assisteva alla Messa della Novena. Alla consacrazione, il compianto maestro Michele Cantatore, suonava all’organo la nenia natalizia tutta ruvese. Era un momento di gioia e commozione. In molte case per tutto il periodo del novenario si
usava suonare canti natalizi. Terminata la celebrazione eucaristica, iniziava lo scambio degli auguri. Si usava andare a visitare  i parenti più stretti per augurare buon Natale. Da una grossa panca la “padrona” di casa prendeva i dolci della tradizione “cartellate”, “Sisimmelli”, “Calzoncelli”, non mancavano i dolci di vario tipo fatti del mandorle. Per tutta la giornata si gironzolava di casa in casa. Nel giorno del vigilia si diceva di fare il “digiuno”. A mezzogiorno un pranzo “frugale” a base di panzerotti e rape. Nelle ore pomeridiane si era soliti giocare a tombola. La cena iniziava dalle ore 19,00 circa a base di pesce. Tutti a tavola per la cena della vigilia. Le lagane con la “mollica sfritta” era ed è ancor oggi il piatto “base”. Sotto al
piatto la mamma metteva la letterina scritta dai propri figli. Una lettera
piena di buoni propositi. Era quindi la volta della poesia .I piccoli salivano
su una sedia e la recitavano. A loro venivano dati piccoli spiccioli. Il
“capitone”non poteva mancare sulle tavole dei ruvesi.

La cena era molto ricca. Al
termine di essa verso mezzanotte si poneva il bambinello nella Capanna del
Presepe.

Al più piccolo del nucleo
famigliare toccava il compito di portare su un cuscino tra le braccia il
bambinello. Si faceva una processione che coinvolgeva anche tutti i condomini
del palazzo. Concluso il breve corteo Processionale si ritornava a tavola per
assaporare i “Dolci della Tradizione”.

La maggior parte della famiglia
restava unita a giocare a tombola o altri gioco collettivi. Altri uscivano per
 partecipavano alla messa della Natività.

 

Oggi purtroppo molte tradizioni sono andate perse, sperando che si mantengano quelle sopravvissute.

Dai miei Ricordi Michele Pellicani

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