Cultura

Grande entusiasmo per il “folle” Reijseger e le narrazioni musicali di Peppe Barra. Stasera è la “Notte della Banda”

Può un Palazzetto dello Sport divenire co-protagonista di una sofisticata e folle perfomance musicale?

A Ruvo di Puglia questo è avvenuto. Il PalaSport di Viale C. Colombo, ieri , nella seconda serata del “Talos Festival Internazionale”, è stato percorso in lungo e in largo, dal geniale e virtuoso violoncellista Ernst Reijseger, che ha coinvolto il pubblico in una sorta di “folle” e divertente happening . Ma non ci poteva aspettare altro da uno dei più grandi virtuosi del violoncello, amico del regista Werner Herzog, per il quale ha composto colonne sonore. «E’ un magnifico violoncellista: può fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa col suo violoncello. Potrebbe suonare la Guerra Civile, la Guerra Civile americana con il suo violoncello» ha detto di lui il grande regista tedesco. E ha ragione.

Qualche problema di acustica è passato in secondo piano: «Ripeto da anni che il Palazzetto va acusticamente bonificato» ha chiosato il Maestro Pino Minafra, in presentazione della serata musicale, la cui guida all’ascolto è stata affidata al critico musicale Ugo Sbisà.

Reijseger suona il violoncello “accademicamente”, a guisa di chitarra, batte le dita sulla cassa armonica, le fa scivolare sul legno dando vita a “voci acute”; canta nenie; fa citazioni colte, con l’archetto, come “Il volo del calabrone” di Korsakov e “As time goes by”, la celeberrima colonna sonora di “Casablanca”.

Un’ora di “melodia, ricerca e follia”, le tre parole chiave del Talos Festival, una rassegna che ha compiuto venticinque anni, ma ha ancora bisogno di crescere. «Amate questo festival. – commenta Sbisà – Non sarà “à la page” come altre rassegne, ma sono convinto che contribuirà a rendere il nome della Puglia ancora più grande». L’ammissione al bando regionale che dovrebbe garantire i finanziamenti nei prossimi tre anni e la necessaria costituzione della Fondazione avrebbero un peso determinante nel rinvigorire la creatura del Maestro Minafra.

Ospite tanto amato e atteso è stato l’attore e cantautore Peppe Barra, che, sul finire degli anni Novanta, entusiasmò in Piazzetta Le Monache il pubblico dei ruvesi con le sue lezioni “di arte, musica, poesia e teatro”. L’attore, nato a Roma ma napoletano nel sangue e nell’arte, ha offerto un raffinato e colto repertorio di poesia, canzoni, aneddoti e fiabe, accompagnato dal suo Ensemble formata da Paolo Del Vecchio alla chitarra e mandolino; Giorgio Mellone al violoncello; Ivan Lacagnina alle percussioni; Sasà Pelosi al basso e Luca Urciuolo al pianoforte e fisarmonica.

Una canzone napoletana dell’Ottocento dedicata ai baci e “Vasame” di Enzo Gragnaniello introducono il recital, suddiviso in tre “atti”, con altrettanti cambi di abito e altrettante performance jazz dei musicisti che lo accompagnano.

Un grido di dolore, di rabbia è l’interpretazione in lingua partenopea di “Don’t cry” di Bob Marley. Atto di accusa contro coloro che hanno ridotto la Campania nella desolante “Terra dei Fuochi”, un inno di rabbia e orgoglio che esplode in una colorita “parolaccia”. In quella parola c’è l’orgoglio di una terra meravigliosa e ferita, una terra il cui volto è rappresentato dalla maschera di Pulcinella, il cui ultimo grande interprete fu Antonio Petito. Della maschera la cui morte è avvolta nella leggenda, Barra recita una poesia dedicata al significato dell’amore.

Barra canta e invita a meditare sulla canzone “Papaveri e Papere”, recita la poesia dedicata al Tempo -«una mia trascrizione dal napoletano antico» – tratta da “I sette pavoni” del meraviglioso “Lo Cunto de Li Cunti” di Giambattista Basile, a cui Perrault, i Fratelli Grimm devono l’ispirazione delle loro fiabe. L’interprete de “La Gatta Cenerontola” e già membro della Nuova Compagnia di Canto Popolare invita a recuperare la capacità di raccontare fiabe ai bimbi, spesso lasciati con i tablet «cchiù granne de le stess criature».

Il recital si conclude con un’interpretazione personale di “Tammuriata nera”, scritta da E. A. Mario nel secondo dopoguerra. E’ una canzone che narra del coraggio delle donne, del loro grande amore nonostante  i pregiudizi. «Il mio è un omaggio alle donne, che devono essere protette dalla violenza. La tammuriata è una musica magica, che si esegue per proteggere dai malefici». Poi loda la Puglia, «una terra magnifica, con le sue case bianche, i suoi monumenti puliti. Io piango quando vedo i bugnati della mia bella Napoli imbrattati. Rispettate la vostra terra, amatela, proteggete le sue ricchezze artistiche. Ricordatevi che, per arginare la violenza, la cultura è una potente spada».

Barra sarà uno dei protagonisti de “La Notte della Banda” che si svolgerà, questa sera, in Piazzetta Le Monache, dopo la perfomance del grande sassofonista John Surman. Si preannuncia una magnifica terza serata del Talos Festival Internazionale.

 

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