Punti di vista

CORREVA L’ANNO 1760: COMMISSIONATA LA STATUA DI SANTA LUCIA

Il 13 dicembre di ogni anno la Chiesa commemora Santa Lucia, vergine e martire siracusana, da sempre oggetto di devozione da parte dei ruvesi.

Con molta probabilità, l’origine del culto risale al XI secolo allorché, sulla strada per Calentano, venne eretto un tempio, ormai crollato, dedicato alla Santa. Ogni 13 dicembre lo stesso era visitato dai tanti ruvesi che lì vi occorrevano per rendere grazie alla santa protettrice della vista.

Alcuni secoli fa, un’altra statua in pietra, databile XV secolo, era presente presso la Cattedrale del nostro paese. La Santa, raffigurata in piedi, reggeva nella mano destra una coppa sul cui fondo erano posati due occhi, mentre, nella sinistra, la palma del martirio. La sua scultura venne posta, tra gli anni 80 e i primi 2000, presso la Chiesa dell’Annunziata.

Ma fu nel 1970 che i padri Cappuccini commissionarono all’andriese Francesco Paolo Antolini la realizzazione della statua raffigurante Santa Lucia che, dopo esser stata conservata per anni nella chiesa dei Cappuccini, è stata trasferita, con la costruzione della nuova parrocchia, presso la “nuova” chiesa di Santa Lucia. La scultura, che rappresenta la protettrice della vista a mezza figura con gli occhi nella mano sinistra e la palma nella destra, nel 2000 è stata restaurata da un’equipe che ha rimosso le ridipinture susseguitesi negli anni, donando nuova bellezza alla statua che, ogni 13 dicembre, viene portata in processione per le vie di Ruvo.

Simbolo della festa, come anche in altre città, è il falò che rimanda sia al martirio subito dalla Santa sia alle tradizioni pagane legate al nuovo ciclo agrario in procinto di iniziare.

Attualmente i falò accesi per tale commemorazione sono tre: uno nei pressi della “nuova” Chiesa di Santa Lucia, uno in Piazza Matteotti e uno in Via Valle Noè. Sino a qualche anno fa, invece, ogni singolo rione era solito organizzare un falò i cui carboni ancora accessi, al termine della festa, venivano portati nelle case.

Ceci fritti nel tufo e fuochi pirotecnici, ormai da anni, fanno da contorno ad una festa consolidata nella tradizione ruvese.

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