Agricoltura

CETA: COLDIRETTI PUGLIA, RINVIO A DATA DA DESTINARSI VITTORIA PER CONSUMATORI E MADE IN ITALY

“Il rinvio a data da destinarsi da parte del Senato della ratifica del trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada CETA è il primo risultato di una rivolta popolare, appoggiata dai Comuni pugliesi, dalla Giunta regionale pugliese, dalla quasi totalità del Consiglio regionale e da autorevoli Consorzi delle DOP di Puglia, quali ‘Pane di Altamura’ e ‘Primitivo di Manduria’, uniti contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia e per la Puglia. L’accordo tra UE e CANADA prevede l’azzeramento strutturale e totale dei dazi sul grano duro, il prodotto canadese più importato in Italia, e la Puglia sarebbe risultata gravemente danneggiata dalla ratifica, proprio quando finalmente i consumatori potranno beneficiare del risultato della battaglia di Coldiretti per l’etichettatura di origine obbligatoria con l’indicazione del grano usato per produrre la pasta”. E’ il commento di Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia, in riferimento alla scelta doverosa di far slittare in Senato la ratifica del trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA) sotto il pressing di un’inedita ed importante alleanza tra diverse organizzazioni Coldiretti, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch.

“L’accordo CETA – continua Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – mischia le carte e crea confusione tra i consumatori che avrebbero ancora più difficoltà a distinguere prodotti originali da quelli con nomi simili agli originali e di fantasia rievocativi della prestigiosa italianità. Ciò è scorretto, perché non si può sostenere la globalizzazione a spese dell’agricoltura italiana che è basata sul concetto di biodiversità e di glocalizzazione dei territori di produzione. Così come è articolato l’accordo apre al livellamento verso il basso della qualità dei nostri prodotti agricoli”.

Per Coldiretti Puglia c’è stata una doverosa presa di coscienza, grazie al pressing durato mesi, rispetto agli impatti economici e sociali del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), un impatto devastante sulla coltivazione di grano con il rischio desertificazione di intere aree del Paese e una concorrenza sleale nei confronti degli allevatori italiani, ma anche un rischio per i consumatori ed un precedente pericoloso nei negoziati internazionali.

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