Attualità

“U2” TRENT’ANNI DOPO: IL RACCONTO DI CINQUE FAN RUVESI

La musica d’estate ha un suo fascino particolare. Italia, nazione amata dalle star internazionale, che hanno concentrato in questo periodo la loro presenza negli stadi italiani più importanti. Nel racconto che vi proponiamo c’è un legame ancor più particolare, quello dell’amicizia che lega cinque fan degli U2 e li rende protagonisti del “The Joshua Tree Tour 2017” che ha fatto tappa all’Olimpico nel week-end scorso. U2 visti nel 1987, lo stesso gruppo riascoltato, a trent’anni di distanza con un sapore diverso, ma con la stessa partecipazione. L’emozione di allora con la consapevolezza di oggi vista e raccontata da cinque “Fan Ruvesi” degli U2: Gianni Lopez, Gianni Caldarola con suo figlio Emanuele, Luigi Sorice, Mimmo Paparella.

Gli U2, parte della storia mondiale del Rock’n roll, parte delle nostre nostre vite: siamo cresciuti insieme ai loro successi. Nel lontano 1987, quando veniva pubblicato l’album The Joshua Tree, a cui questo tour 2017 è principalmente ispirato, eravamo adolescenti tanto affascinati da questa “Band Irlandese” da volerli in qualche modo emulare, con risultati non proprio all’altezza delle nostre ambizioni, tuttavia trovando in ciò un modo sano, piacevole, intenso, allegro e costruttivo di trascorrere il tempo libero dagli studi, rinsaldando le nostre amicizie.

Ora, a 30 anni di distanza, questo concerto del 15 Luglio 2017 a Roma ripercorre quelle sonorità che come un flashback ci riportano a diversi capitoli più indietro nelle nostre vite, alla nostra amata adolescenza. Non potevamo perderci l’occasione di rivivere le emozioni di allora, seppur con la maturità e consapevolezza di oggi. Sedicenni, per un giorno ancora, dimentichi di tutto, completamente spensierati e partiti per un viaggio in una dimensione avulsa dallo spazio/tempo.

Musicalmente The Joshua Tree Tour 2017 Roma ha seguito una narrazione umile, scevra degli effetti scenografici degli ultimi tour degli U2, iniziando con la famosissima Sunday Bloody Sunday, proseguendo poi con New Year’s Day, Bad e Pride. Quattro pezzi che hanno un significato ben preciso: le guerre fratricide, la dipendenza dalla droga, il voler ricominciare sotto nuovi stimoli positivi e forti di esperienze del passato, la pace e la fratellanza sotto il simbolo e l’esempio di Martin Luther King.
La serata si è evoluta in un crescendo di emozioni, come in un percorso che non conosce fine: la “Band di Dublino” esegue Where The Streets Have No Name, una delle nostre canzoni preferite, stagliando sul gigantesco maxischermo, che aveva fino a qualche secondo prima l’immagine dell’albero di Giosuè, probabilmente la famosissima strada Ruote 66 che percorre gli States coast to coast e, poi un altro capolavoro, I Still Haven’t Found What I’m Looking For.

A questo punto siamo pervasi dalla commozione con le note di With or Without You dove un effetto coreografico parte dagli spettatori, un flash mob organizzato da u2place.com in cui per tutto lo stadio, dalla tribuna fino ai distinti, compare The Joshua Tree e un numero il 30 in caratteri neri su fondo giallo oro, i colori dell’album che è uscito in rievocazione di quello di trent’anni fa, mentre sul maxischermo girano le immagini di montagne e paesaggi naturali riferiti al parco omonimo. Il tempo qui si dovrebbe fermare!

Seguono poi una dopo l’altra senza fermarsi mai, come se fosse un unico LP: Bullet the Blue Sky, Running to Stand Still, Red Hill Mining Town, In God’s Country, Trip Through Your Wires, One Tree Hill, Exit, Mothers of the Disappeared. E noi, nonostante i posti a sedere, sempre in piedi a cantare con loro e immortalarli in qualche foto/video ricordo.u23

Qualche istante dopo rimaniamo immobili alla proiezione delle immagini di Miss Sarajevo e, poi, curiosi ma allo stesso tempo emozionati quando alle nostre spalle sulla tribuna Monte Mario si erge un enorme volto femminile stampato su di un altrettanto gigantesco telo che passa di mano in mano, come se galleggiasse sulle teste dei fan composti ma entusiasti del flash mob. Bono, in quel momento, fissa lo sguardo verso la nostra tribuna, forse per ammirare sorpreso ciò che stava accadendo. Rimaniamo estasiati mentre dei brividi ci percorrono la schiena e l’emozione incalza sempre più accompagnandoci canzone dopo canzone, scena dopo scena fino alla fine del concerto con Beautiful Day, Elevation, Vertigo, Ultraviolet, The Little Things That Give You Away, One. Tutto ciò ci lascia senza parole!

u24Il concerto per noi fan – afferma Luigi – è stato superlativo nei contenuti musicali, senza troppi fronzoli nelle scenografie, evitando così di distrarre l’anima dall’emozione e dal sentimento trasmesso dai nostri “eroi” e “beniamini”. The Joshua Tree fa riferimento all’albero americano, così chiamato, che cresce nei paesaggi desertici del Sud Ovest degli Stati Uniti: un simbolo perfetto della vita che resiste e cresce pervicace, un albero che potremmo definire della speranza ad oltranza, un messaggio di ottimismo malgrado l’attualità che spesso urla disperazione. E’ un messaggio – aggiunge – che personalmente cogliamo più consapevolmente oggi, che sentivamo un po’ meno “ieri” quando, ancora adolescenti, eravamo rapiti soprattutto dalla potente sonorità della Band e dalla struggente poetica di Bono Vox“.

Anche Gianni Lopez esprime il suo pensiero sottolineando come “poesia cantata e realtà illustrata sul maxischermo si mescolano in un’emozione ricca di contraddizioni, metafora della vita. Il presente noto, il futuro auspicabilmente migliore e come analogia, anche nel nostro “striminzito gruppetto” di “Fan Ruvesi” c’eravamo noi quattro, ma anche un quattordicenne rappresentante della nuova generazione, Emanuele, figlio di Gianni Caldarola, che ha visto il concerto libero dalle nostre memorie nostalgiche, ma entusiasta per la novità e pronto a cogliere le esortazioni per un futuro migliore, fondate sulla conoscenza di un presente certamente perfettibile”.

Gli fa eco Gianni Caldarola che enfatizza come “Il concerto, pieno di poesia, luci, effetti scenici, note musicali che si rincorrono l’un l’altra, è stato meraviglioso, fantastico, spettacolare, scenografico, coreografico, emozionante, magico, e poi in compagnia di Emanuele e dei tre amici di sempre da oltre 30 anni, ex liceali allo “sbaraglio” ormai consapevoli di non esserlo più, è stato davvero unico ed indimenticabile. Gianni ringrazia anche la Maggialetti Viaggi per averli accompagnati in questa avventura musicale straordinaria in piena sicurezza e nel completo confort”.

Eravamo poco più che diciottenni – dichiara Mimmo Paparella – quando “torturammo” gli strumenti musicali, cercando di prendere spunto da loro. Dopo tanti anni ci siamo riuniti per riascoltarli insieme mantenendo fede alla passione per la musica e rispettando il buon esempio che Bono, The Edge, Adam e Larry hanno lasciato e continuano a farlo, in tutto il mondo”.

The Joshua Tree Tour è un progetto musicale, improntato su un percorso tematico socio-politico come gli U2 da sempre ci hanno abituato. La partecipazione a questo evento musicale ci ha donato un’esperienza di cui oggi non sapremmo più farne a meno, anche se rimasti senza voce!

Prossimo appuntamento? Beh che dire… Sicuramente il festeggiamento dei 50 anni della Band!

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