Cronaca

SI FACCIA GIUSTIZIA PER CATALDO STASI: UNA NUOVA INCHIESTA PORTA ALLA LUCE IL DOPPIO TURNO DEI MILITARI NEL GIORNO DELL’UCCISIONE

Si cerca giustizia per Cataldo Stasi. Dal 1988 a oggi tanti dubbi, ma poche certezze sull’omicidio di Cataldo Stasi e Umberto Erriu! Parla la fidanzata di Cataldo Stasi, carabiniere ucciso con il collega Umberto Erriu il 20 aprile 1988 a Castel Maggiore. Un delitto per cui sono stati condannati i fratelli Fabio e Roberto Savi, killer della Uno bianca. La donna, ai microfoni della TgR Emilia-Romagna, riferisce come quel giorno al fidanzato gli venne aggiunto un turno. Lui e il collega avevano già fatto il turno mattutino, ma fu assegnato loro anche quello dalle 21.15 alle 24. “Ci dovevamo vedere quella sera, ma lui mi telefonò e disse che doveva fare il turno serale. In cambio gli davano un giorno di ferie in più”, racconta la donna, intervistata in modo da non essere identificata. Dopo l’omicidio lei non venne mai convocata dalle forze dell’ordine, e neanche successivamente come testimone.

La Procura cerca di fare luce dopo l’esposto dei famigliari. Testimoni raccontano: “Tre le persone dentro l’abitacolo della Uno Bianca”. La sera della sparatoria a Castel Maggiore, Stasi ed Erriu erano in servizio pur avendo già lavorato la mattina

otto la lente le azioni criminali più efferate dei poliziotti assassini, a partire dall’omicidio di Cataldo Stasi ed Umberto Erriu, i due giovani militari dell’Arma, trucidati la sera del 20 aprile del 1988 a Castel Maggiore nei pressi del supermercato Coop.

Fabio Savi racconta come, quella sera, lui e il fratello maggiore Roberto, fossero in attesa di assaltare il furgone portavalori, quando giunsero i due giovani carabinieri. “Siamo colleghi e stiamo facendo due chiacchiere” avrebbe detto Roberto Savi ai militari che gli chiesero i documenti.

Sempre secondo Fabio Savi, i carabinieri ignorarono Roberto e cominciarono ad avanzare con le armi in pugno, scatenando il conflitto a fuoco, conclusosi con il duplice omicidio di Stasi ed Erriu. Molti testimoni hanno riferito di avere visto tre persone, e non due, a bordo della Uno Bianca usata dagli assassini.

Secondo l’ordine di servizio di quel 20 aprile, entrambi i carabinieri, dipendenti dalla stazione di Castel Maggiore, avevano già fatto il turno dalle 9.15 alle 13.15 ma fu assegnato loro anche quello dalle 21.15 alle 24.

Se, come sostengono i famigliari dei carabinieri uccisi, si è trattato di un agguato, chi li ha mandati tra le braccia dei killer? Qual è il movente?

In Corte d’Assise, a Bologna, Paolo Steriti, un pregiudicato conosciuto dagli inquirenti, ha riferito una circostanza inquietante.

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