Cultura

LA TELA DEL FIAMMINGO HOVIC RITORNA A SPLENDERE IN SAN MICHELE ARCANGELO

Il nevoso primo marzo, nella magnifica cornice della chiesa di San Michele Arcangelo di Ruvo di Puglia, ha restituito alla comunità la tela de La Madonna degli Angeli e i santi Francesco d’Assisi e Giovanni Battista, recentemente restaurata.

La serata è cominciata alla presenza del vescovo Mons. Domenico Cornacchia e del Sindaco Pasquale Chieco, senza però dimenticare, la crisi politica e bellica tra Russia e Ucraina, attualmente in atto. Difatti, riprendendo la citazione di Papa Francesco secondo cui «Chi fa la guerra dimentica l’umanità», il moderatore, l’arch. Mario Di Puppo, si domanda se l’arte, in un momento storico così buio, possa salvare il mondo. «Io stesso non ne sono certo – afferma – ma ci proverò. Abbiamo bisogno di luce e positività per uscire da questo momento storico singolare». Stesso pensiero condiviso dal primo cittadino Pasquale Chieco per il quale l’evento dona una «dimensione diversa» da quella triste e attuale, e dal Parroco don Michele del Vecchio, che invece definisce il restauro « un raggio di speranza, un messaggio forte nel buio che sembra prevalere nel mondo».

Immancabile la presenza quella del presidente della Pro Loco di Ruvo di Puglia, Rocco Lauciello. «A noi piacciono le imprese – dice – abbiamo fatto sì che un’opera d’arte del Seicento fosse restaurata con il 5×1000 e questo ci inorgoglisce».

Informazioni storiche sulla chiesa di San Michele Arcangelo anticipano, poi, la spiegazione della tela d’altare, protagonista della serata.

Ruolo fondamentale nella storia della tela, lo gioca la cappella laterale e funebre della famiglia di Giulio Carafa. Grazie ai documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Trani è stato possibile risalire all’iter di realizzazione della cappella stessa, in un lasso di tempo tra il 1593 al 1598, anno di realizzazione della tela.

Scoperta la tela, la dott.ssa Mimma Gattulli, segretaria generale del consiglio regionale, inizia la sapiente spiegazione della stessa. Firmata dal fiammingo francescano Gaspar Hovic nel 1598, la tela è divisa in tre registri. Quello in alto è predominato dalla Madonna attorniata dagli angeli, quello centrale dai santi San Francesco e Giovanni Battista e il terzo dalle anime del Purgatorio legate da una corda ai santi. Allora il messaggio si fa chiaro: le anime,  grazie all’intercessione dei santi, possono raggiungere la beatitudine. Spiega l’esperta: «la Vergine è una figura legata all’arte francescana. Così facendo, vogliono ribadire a tutta la comunità ruvese la mediazione della Madonna e il culto delle anime del Purgatorio».

Anche i colori sono protagonisti: il verde (colore dell’accoglienza) degli angeli, il rosso (colore del martirio, della santità) di San Giovanni Battista: «sembra che il pittore abbia voluto dare una continuità tra cielo e terra, tra divino e terreno» dice la dott.ssa Gattulli.

Il blu delle vesti e i dettagli naturalistici delle piante sono, invece, i riferimenti alla tradizione fiamminga del Nord Europa, propria di Hovic.

In basso è presente anche il committente Giulio Carafa con un libro in mano come a volersi presentare ai posteri come un fedele. «In realtà – sottolinea Gattulli – si è capito dal restauro che la figura del committente è stata successivamente posta. Lo si capisce perché in controluce si vede il segno del bastone di San Giovanni Battista passare proprio sopra alla figura di Carafa».

Molti altri ancora sono i dettagli dell’opera. L’invito è quello di tornare nella chiesa di San Michele Arcangelo, quella che il Vescovo Cornacchia definisce «scrigno d’arte, pantheon», e riscoprire la ritrovata luce della pala d’altare fiamminga.

Articolo di Ruvesi.it

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