Cultura

“Evoluzioni Libri”, Gholam Najafi e il suo amore per la letteratura e per la vita

L’amore per la scrittura, per la letteratura, per la scuola è stato il filo conduttore della presentazione del libro “Il mio Afghanistan” (La Meridiana), nell’ambito della rassegna letteraria “Evoluzioni Libri”, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ruvo di Puglia.
Gholam Najafi, di ventitré anni, ne è l’autore. Un libro ricco di dolore e amore, che ha emozionato la professoressa Rosanna Pellegrini del “Tedone”, che ha conversato con lui, l’Assessora alla Cultura Monica Filograno, e Grazianna Scarongella e Francesco De Leo, due allievi della Scuola Musicale “Bembé” che hanno animato alcuni passi del libro, con parole e musica: una musica che ha accolto tutti ancor prima dell’incontro, con la performance al tabla del M° Vincenzo Cantatore. Ma Gholam ha emozionato tutti, ieri.

DSCF0268Gholam Najafi è un ex “msna”, un ex “minore straniero non accompagnato”, un ragazzino che, secondo la Risoluzione del Consiglio UE del 26 giugno 1997, giunge in Europa, «non accompagnato da un adulto che ne abbia la responsabilità in base alla legge o alla consuetudine e fino a quando non ne assuma effettivamente la custodia un adulto per lui responsabile» o un «bambino rimasto senza accompagnamento successivamente al suo ingresso nel territorio comunitario».
Una fredda qualifica giuridica, un’etichetta legislativa che Rosy Paparella, Garante dei Diritti all’Infanzia della Regione Puglia, intervenuta durante la presentazione, non sopporta perché per lei esistono solo ragazzi, con i loro sogni, i loro progetti.
Ed è giusto. Perché dietro la siglia “msna” si cela un mondo di sofferenza, di perdite lancinanti, di sogni spezzati, di paura, di rabbia e voglia di vivere.

DSCF0269L’amore per la vita, la voglia di riscatto ha accompagnato Gholam nei suoi sei anni di viaggio per raggiungere l’Italia; il desiderio di studiare ha sempre animato lui, che a quattro anni conduceva le pecore al pascolo. Di questa sua esperienza, è rimasto l’amore per la campagna, sublimato dalla lettura del Pascoli.
L’odissea di Gholam Najafi, dal momento che lui ritorna in Afghanistan ma riparte deluso per l’arretratezza che vi ritrova, ha forgiato il suo animo, la sua mente: è convinto che la cultura, la religione, prive di ogni sovrastruttura deviante, siano a misura d’uomo. «Se dovessi sposare una cristiana, non la costringerei a cambiare il proprio credo, ma la lascerei libera di decidere»: ecco chi è Gholam.
Perché ha pagato a caro prezzo l’estremismo religioso dei talebani, con la perdita di suo padre; ha vissuto il buio spirituale del loro regime.
Gholam Najafi, quindi, con la sua prosa semplice e profonda, è tutti i ragazzini che fuggono dalle guerre, dalla povertà. E’ la loro voce.

DSCF0270Gholam Najafi è i trenta ragazzini immigrati e soli di Cassano che hanno chiuso le porte della struttura governativa che li ospita, trattenendo la Garante Nazionale dei Diritti all’Infanzia, Filomena Albano, recatasi in visita. Un atto di protesta ridimensionato da Rosy Paparella, che era con lei, perché quei trenta ragazzi, provenienti dalle regioni africane, funestate dalla guerra, desiderano una cosa: andare a scuola.
«Ci danno vitto e alloggio ma noi vogliamo anche studiare!»: vogliono nutrire, quindi, il proprio spirito.
Rosy Paparella traccia un quadro drammatico della situazione dei minori in Italia, e quando parla di “minori” parla anche di immigrati: nel 2016, i “msna” sono stati 26mila, secondo le stime ufficiali perché di molti di loro, poi, si perdono le tracce non appena giunti in Italia, oppure molti scompaiono durante i viaggi per mare, nei naufragi o, spesso, cadono nella rete della tratta degli schiavi o del traffico di organi. «E’ nostro dovere accoglierli, proteggerli».
Le fa eco Monica Montaruli, vicesindaca con delega alle politiche di immigrazione, che nota una Sala Conferenze della Pinacoteca gremita e si chiede: «Chi è presente sarà disposto a supportare l’Amministrazione nella scelta di aderire a una rete solidale di accoglienza per i rifugiati?» O rischia di diventare uno dei tanti incontri dove splendide verità rischiano di trasformarsi in sterili proclami se non supportati da azioni concrete?, il senso del suo intervento.

Una di queste azioni, per esempio, sarebbe «non considerare talebani tutti coloro che sono afghani», come suggerisce Gholam, e, quindi, di non vedere negli altri un nemico.

Gholam, che ha imparato a leggere in persiano, la lingua della poesia, quando era studente di una scuola religiosa in Iran, dove non richiedevano documenti di cui era privo, Gholam che ha imparato l’italiano, ha lavorato e studiato contemporaneamente, è, alla fine, la voce di tutti i ragazzi che devono combattere la diffidenza, è la voce di tutti i ragazzi che vogliono creare progetti di vita che rischiano di essere travolti dalla Storia. Ma è anche la voce di chi ce l’ha fatta, di chi è resiliente, come lui, come Djiakari, dal Mali, accolto da una famiglia italiana, che ha raccontato la sua esperienza, di ragazzo che lavora, studia e ama il calcio.

Un incontro speciale, quello di ieri, un incontro dove un ragazzo che ama la poesia, la letteratura, definita da lui, «serbatoio di emozioni», ha riscaldato i cuori di tutti.

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