Religione

DON SALVATORE SUMMO RISPONDE AL COMUNICATO DIFFUSO DALLA DIOCESI

Non terminano le polemiche derivanti dalla pubblicazione del libro “Uno squarcio dirompente travolge i silenzi”, pubblicato da don Salvatore Summo. 

Ecco la replica dello stesso parroco a quanto pubblicato sul nostro portale lo scorso 23 giugno e su Luce e Vita, il 28 giugno 2015 e precedentemente sul sito internet della diocesi.

Concediamo diritto di replica. 

«Mi rivolgo al direttore editoriale poiché non mi è dato conoscere a firma di chi il comunicato stampa sul libro “Uno squarcio dirompente travolge i silenzi” e su don Salvatore Summo sia stato diramato su Luce e Vita, 28 giugno 2015 e precedentemente sul sito internet della diocesi.

In ogni possibile e doverosa dialettica le accuse sono gratuite finché non supportate da riferimenti precisi al testo o da documenti proclamati “importanti”. Se pur ritenuti ignorati “artatamente” dall’autore (processo alle intenzioni) non dovevano essere pubblicati, a prova contraria, per onorare l’oggettività tanto lamentata nella nota di “presa di distanza”? Che motivo avrei per non pubblicare qualcosa, io che ho fatto conoscere per intero persino lettere del Servo di Dio don Tonino Bello che, nel faticoso cammino della ricerca, non mi gratificano affatto? Ciò che la Santa Sede ritiene “abbondante documentazione”, “in maniera impressionante”, “imponente lavoro di ricerca storico-documentale” il comunicato della diocesi, senza preoccuparsi di porsi contro la Chiesa, non lo ritiene più esaustivo ma lacunoso (non oso dire altro) e induce sacerdoti, autorità e laici nello stesso errore.

Se la diocesi non viene meno alla pietas nei confronti di vivi e defunti quando certifica per iscritto l’attuale situazione contabile del Capitolo Cattedrale di Ruvo, non si può attribuire una ricostruzione irrispettosa o soggettiva proprio all’autore del libro, solo perché conferma (come amministratore e legale rappresentante dell’ente) il relativo verbale di consegna della Curia e documenta gli ammanchi riscontrati dalla stessa Chiesa locale.

E dire che il testo è stato dato per intero e in bozze a un giurista indiscusso nella chiesa universale Sua Eminenza il Cardinale Velasio De Paolis che non ha ravvisato motivi tali che potessero dar adito alla reazione del comunicato stampa, anzi ha ritenuto di redigere la presentazione al testo. Le stesse bozze sono state date a S. E. Mons. Luigi Martella con l’invito pressante anche a un contraddittorio scritto che avrei pubblicato nello stesso testo. Ho sollecitato anche a una dialettica presenza insieme al Cardinale ben disponibile a una pubblica recensione a Ruvo in un giorno da definire.

Il libro è la mia testimonianza, voluta redigere personalmente ed esaurientemente, per una causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio don Tonino Bello che faccia emergere un vescovo unico. Partecipava con passione amorosa alla fatica umana e feriale per intessere con i limiti di tutti (nemmeno lui escluso) relazioni di valore dal profumo di santità, coniugando con la stessa disponibilità illimitata di Dio, a tratti sofferta, la ricerca della verità e la fiducia anche esagerata nelle persone. Umile nel tornare sui suoi passi alla prima consapevolezza: “Ho deciso male? Se si, non ho nessuna difficoltà ad ammettere una imperizia che non credo mi disonori”.

Non attuare in pienezza il decreto della Santa Sede emesso nel febbraio del 1988, dopo la nascita della diocesi 1986, è mettersi contro la Chiesa. É riemerso infatti che i beni dati dallo Stato Italiano appartengono nella titolarità e proprietà solo a tutte le parrocchie di Ruvo nate dall’unica parrocchia, e che per la destinazione dell’ex beneficio parrocchiale Santa Maria Assunta si seguirà come “titolo legittimo” il “decreto vescovile” di don Tonino Bello del 30 maggio 1986 che pone il beneficio estinto tra quelli “non congruati” cioè non a sostentamento del clero. La Santa Sede riconosce e decreta “la finalizzazione pastorale costantemente attribuita ai beni medesimi”.

Quindi non potranno essere in proprietà dell’Istituto Sostentamento Clero ma solo delle povertà pastorali delle parrocchie di Ruvo. La diocesi applaude a don Tonino ma nel comunicato si pone contro la Chiesa che fa proprio il decreto del santo vescovo: rifiuta di attuarlo fino in fondo. A chi legge il decreto del 1988 non risulta che 16 appartamenti siano rimasti nell’Istituto diocesano né si danno motivazioni documentate al non ritrasferimento.

Se “taluni beni” “restano in proprietà dell’Istituto diocesano, per le sue finalità istituzionali” è solo per il giusto corrispettivo dovuto all’impegno lodevole di accollarsi “il soddisfacimento di tutti i debiti gravanti sui beni immobili” per evitare ogni alienazione: solo due appartamenti come afferma don Tonino nella lettera a Mons. Nicora del 25 maggio 1989.

Lungi da don Tonino una “rivisitazione per eventuali risarcimenti”, lungi da don Summo un nuovo ricorso alla Santa Sede che si è già ben pronunciata, sarebbe Chiesa da sogno se si potesse operare il ritrasferimento totale dei beni per le povertà pastorali di Ruvo puntando solo sulla coscienza morale che papa Francesco va ridestando.
Viste le reazioni alla semplice presentazione del libro, e in atto spegnere lo squarcio di luce e riprendere i silenzi: è stato solo sogno?

Con obbligo deontologico di pubblicare sui siti dove è stato trasmesso il comunicato della Curia.

Don Salvatore Summo”

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