Cultura

DALLA REPUBBLICA PARTENOPEA ALLA REPUBBLICA ROMANA, 50 ANNI DI LOTTA PER UNA ITALIA UNITA, RUVO E LA PUGLIA PROTAGONISTE: IL LIBRO DI ANGELO TEDONE

Domenico Cirillo, Ettore Carafa, Ignazio Ciaia, Emanuele De Deo, Luigi Simia, Michele Boccumini, Francesco Caracciolo, quante volte abbiamo percorso le strade a loro intitolate senza conoscere tali personaggi ignorati dai testi di storia contemporanea ma grazie ai quali oggi possiamo vivere in una Italia unita, libera e repubblicana. Al fine di approfondire tale ‘storia minore’ simbolo di identità regionale, la Pro Loco ha dato alle stampe il volume ‘Dalla Repubblica partenopea alla Repubblica romana’ di Angelo Tedone facente parte della collana ‘Memoria’ diretta dallo storico Vito Antonio Leuzzi per conto della casa editrice ‘dal Sud’.

“Si vuole far conoscere – scrive il presidente Pro Loco di Ruvo, Rocco Lauciello- un periodo storico che ha bisogno di essere approfondito con serietà e sensibilità per preservare il presente da facili dimenticanze rendendo ancora più completa la storia della comunità ruvese”. Il volume, dedicato al prof. Domenico Mastrorilli, mira al recupero delle vicende di politiche sociali, legate soprattutto all’atavico possesso delle terre demaniali nonchè di figure esemplari della storia pugliese a partire dal 1793, anno in cui Ettore Carafa rifondò la ‘loggia dei muratori’.

Quest’ultima fu definita il ‘santuario dei buoni costumi’ che condusse dopo 50 anni di lotta alla società dei carbonari grazie ai quali fu proclamata la seconda Repubblica Romana purtroppo anche essa di breve durata al pari della Repubblica Partenopea anche se continuò ad essere il fenomeno propulsore del Risorgimento con l’obiettivo di dare unità all’Italia. Un primo tentativo verso questo nobile intento fu dato 290 anni prima (1503) dalla Disfida di Barletta i cui 13 cavalieri provenivano da una Italia divisa (ducati, granducati, regni) ma uniti da uno stesso ideale.

Angelo Tedone descrive la figura di Ettore Carafa che, in contrapposizione alla sua famiglia, si definì repubblicano aderendo agli ideali dettati dalla Rivoluzione francese e fatti propri con la Repubblica Partenopea. Tante vicende interessano tale personaggio, conte di Ruvo ‘costretto’ ad assediare anche la sua Andria, le vicine Trani e Altamura nonché Pescara subendo persecuzioni dopo la sua resa dovuta anche a tradimenti. Ma non tutto era finito

Infatti dopo le vicende del 1799, tra il 1820 e il 1860, i liberi muratori ripresero a manifestare prendendo di mira il governo dispotico cominciando ad osservare un proprio statuto adoperandosi al reclutamento di una classe operaia pronta ad ogni azione operante a Ruvo nella ‘setta’ denominata ‘La perfetta fedeltà’ con 162 adepti. Tra le figure di spicco vi era Vincenzo Cervone che, dopo la Dieta di Bari attraversò l’Italia difendendo gli ideali di libertà mentre maestro della Carboneria era Michele Caputi coadiuvato da Michele Anelli, Luigi Simia, Chiara e Maria Cotugno. Le riunioni segrete avvenivano nella masseria Ciccio Ficco, nella Casina Ursi e nella chiesa sconsacrata della Madonna dell’Isola con il ‘predicatore abbenchè prete’’ Francesco Rubini.

Il volume si sofferma quindi sull’attività della loggia ruvesi intitolata a Ettore Carafa capeggiata da Nicola Palumbo Vargas intenta a sostenere la seconda Repubblica romana con l’obiettivo di abbattere il potere papale con l’adozione di nuove forma di emancipazione. Si procedeva verso quella auspicata unità d’Italia sancita poi da Giuseppe Garibaldi il 21 ottobre 1860 allorquando convocò il popolo per approvare o respingere il seguente plebiscito: ‘Il popolo vuole l’Italia libera, una, indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale?’  La vittoria dei SI fu schiacciante.

L’autore si sofferma infine sul valore assunto dagli alberi della libertà piantati nelle varie piazze e spesso divelti; su un apposito inno patriottico della Repubblica Partenopea musicato da Domenico Cimarosa; sulla curiosa origine beffarda della resa dei repubblicani nonché sulla descrizione di una lapide con versi dettati nel 1859 sita in Arco Palumbo, sede presunta della loggia ‘E.Carafa’.

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