Agricoltura

CIA Puglia: “Governo dia risposte concrete sul grano. Lo chiedono 500mila consumatori”

Cinquecentomila consumatori chiedono a gran voce un impegno serio al Governo a tutela del grano italiano. La petizione di CIA Agricoltori Italiani, avviata il 14 aprile 2023, a sostegno del grano duro italiano e di una produzione di qualità, alla base di un prodotto di eccellenza del made in Italy come la pasta, oltre ad essere stata sottoscritta da più di 50 mila consumatori, è stata approvata con appositi ordini del giorno da 23 Comuni pugliesi. Un sostegno incondizionato quello di 14 comuni dell’area metropolitana di Bari e della provincia Bat (Molfetta, Bitonto, Spinazzola, Triggiano, Cassano delle Murge, Sammichele di Bari, Corato, Terlizzi, Palo del Colle, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Castellana Grotte, Santeramo in Colle e Sannicando di Bari) e di 9 comuni della provincia di Foggia (Casalnuovo Monterotaro, Lucera, Torremaggiore, Troia, Chieuti, Roseto Valfortore, Alberona, Serracapriola, Castelluccio dei Sauri), che in totale raggruppano più di 420 mila abitanti, i quali attraverso le loro massime assise cittadine hanno detto:

NO alle speculazioni commerciali sulla pelle dei produttori e dei consumatori; NO a chi spaccia grano estero piazzandolo come italiano;
NO all’arrivo indiscriminato sul territorio italiano di grani stranieri;
NO a chi non vuole riconoscere i costi minimi di produzione ai cerealicoltori; NO alle frodi che rovinano l’immagine di un prodotto simbolo dell’Italia;

SI a maggiori controlli sull’etichettatura;
SI alla istituzione della CUN (Commissione Unica Nazionale) del grano duro per una maggiore trasparenza dei prezzi;
SI al potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria;
SI al Registro Telematico dei Cereali con avvio immediato.
Altre Amministrazioni comunali pugliesi stanno per approvare la petizione di CIA Agricoltori Italiani, come anche numerose associazioni di consumatori la stanno sostenendo.
“Il Governo, se vuole mantenere realmente la nostra sovranità alimentare, deve prendere seriamente atto di quello che sta accadendo e deve prendere in considerazione le nostre proposte – spiega Gennaro Sicolo, presidente CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani -. Per questi motivi abbiamo convocato a Foggia, capitale della cerealicoltura italiana, una manifestazione che il 12 luglio, dalle ore 10, porterà davanti alla sede della Camera di commercio del capoluogo dauno i cerealicoltori di tutta la Puglia”.

IL DOSSIER GRANO DURO. Il dossier grano duro che il Governo dove assumere come prioritario è ben evidenziato dai numeri.
Il grano duro è un prodotto di nicchia, nel mondo se ne producono appena 35 milioni di tonnellate, vale a dire l’1,5% della produzione mondiale dei Cereali.
Con più di un milione e duecentomila ettari e 200.000 aziende agricole, il grano duro è la prima coltura a superficie in Italia, con una produzione di circa 4 milioni di tonnellate, che fanno del Bel Paese la prima nazione produttrice europea e la seconda a livello mondiale dietro il Canada. Il grano duro italiano è un prodotto eccellente, salutare, coltivato in modo sostenibile spesso in areali che non hanno alternative colturali e il cui abbandono potrebbe portare gravi conseguenze dal punto di vista economico, sociale, ambientale e di tenuta idrogeologica del territorio.


IL CROLLO DELLE QUOTAZIONI. Nonostante la grande tradizione, la professionalità degli agricoltori italiani, il grano italiano vede sempre più cali di prezzo da mettere a serio rischio le superfici coltivate.
Nell’ultimo anno, il prezzo del grano duro è crollato da 580 euro a tonnellata a 310 euro a tonnellata e sono forti i rischi che il prezzo possa scendere ancora. È forte la preoccupazione per gli agricoltori di essere costretti a vendere l’imminente raccolto al di sotto dei costi di produzione, che nell’ultimo anno hanno visto aumenti superiori al 40%, passando da circa 800 euro per ettaro a 1400 euro. Con gli attuali prezzi di vendita gli agricoltori lavorano in perdita e si rischia sempre più l’abbandono di un prodotto simbolo del made in Italy.

L’Italia è il primo paese per produzione di pasta nel mondo, la pasta italiana è un’eccellenza del made in Italy. Il 50% della pasta consumata nell’UE viene trasformata in Italia, e nel mondo un piatto di pasta su quattro è prodotto in Italia. Inoltre con 23 kg pro capite, l’Italia resta di gran lunga il Paese con il maggior consumo di pasta e resta inaccettabile che con questi numeri non ci sia la giusta attenzione per il reddito degli agricoltori. L’Italia importa circa due milioni di tonnellate di grano duro su base annua, intorno al 20% del fabbisogno dell’industria.

QUESTIONE IMPORT. Tra i maggiori paesi di importazione ci sono Canada, Stati Uniti, Francia e Kazakistan. L’import inevitabile di grano duro, però, non può e non deve mortificare la produzione nazionale, servono rispetto, attenzione e trasparenza per i produttori di grano duro italiano. I consumatori italiani, peraltro, manifestano sempre più attenzione per i prodotti 100% made in Italy. Le tensioni geopolitiche e la fibrillazione dei mercati internazionali pongono sempre di più come elemento strategico il rafforzamento, per quanto possibile, della produzione nazionale. Servono strumenti che garantiscano maggiore attenzione per gli agricoltori e maggiore trasparenza per i consumatori. Bisogna favorire la massima chiarezza sull’import attraverso strumenti normativi come “Granaio Italia”, dotare il Paese di moderni meccanismi in grado di garantire maggiore trasparenza dei prezzi come le Commissioni Uniche Nazionali (CUN), rafforzare i contratti di filiera, definire i costi medi di produzione sotto i quali non può scendere il prezzo per gli agricoltori. Va potenziata la promozione di pasta con grano 100% di origine italiano.

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