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ANNAMARIA: “VIVO CON LA SPERANZA DI UN NUOVO TRAPIANTO DI RENE. DEVO TUTTO A NICHOLAS”

Vivere di speranza. Significa amare la vita e aggrapparsi a essa, con l’auspicio che domani le cose cambino. Una vita tra Paradiso e Inferno e alle soglie dei 37 anni, malgrado la sofferenza contenuta nel suo piccolo corpo, l’amare la propria esistenza va al di là di ogni riflessione.

La storia di Annamaria Di Ceglie va conosciuta, perchè colma di insegnamenti da custodire. La sua casa è il suo fortino, il luogo dove rifugiarsi dopo aver effettuato la dialisi, la dimora dove attendere impazientemente che arrivi un nuovo rene. Significa ripercorrere un percorso già vissuto e adesso atteso con ansia e con la speranza che il domani sia migliore.

L’umiltà ci avvolge appena mamma Lucia ci apre la porta. Vuole donare il cuore ai nostri lettori, attraverso un racconto che ha due sfaccettature: si parte dall’attraversare 17 anni di normalità grazie a un gesto d’amore straordinario, quale quello dei genitori di Nicholas che decisero di donare i suoi organi, per poi finire con cinque d’inferno in attesa di un nuovo trapianto.

Annamaria è la secondogenita di Lucia e Vincenzo Di Ceglie, un’umile famiglia della nostra città. A 12 anni e mezzo comincia ad avvertire i primi sintomi di una disfunzione a uno dei suoi due reni. Le fanno crollare il mondo addosso. I suoi genitori cominciano numerose visite specialistiche alla ricerca di una soluzione al suo problema. Comincia la dialisi e all’epoca era costretta a trasferirsi tre giorni alla settimana a Bari per effettuarla. Sta male e sogna a occhi aperti che accada un miracolo che arriva puntuale e si chiama “gesto d’amore” della famiglia Green.

La storia di Nicholas si intreccia con la nostra città: il bimbo americano viene ucciso sulla Salerno-Reggio Calabria nel 1994 e i cui organi vengono immediatamente donati a sette nostri connazionali. Annamaria è a Bari, ha appena terminato di fare la dialisi. A un certo punto la mamma apprende al TG5 la notizia che i genitori di Nicholas faranno rivivere il proprio figlio. Lucia spera che un rene possa essere accolto nel corpo di sua figlia. Quel sogno si realizza pochi istanti dopo. I medici bloccano la famiglia Di Ceglie, devono appurare una comunicazione giunta a loro. In fretta vengono informati che il rene di Nicholas è compatibile e che potrà essere da Annamaria accolto.

Nessuno regge l’emozione: “Fu una notizia – racconta mamma Lucia – che cambiò la nostra vita. Il nostro cuore batteva ancor più forte, all’unisono con quello di Nicholas“. Annamaria ricorda i particolari del suo trasferimento all’ospedale “Gemelli” nell’estate del 1995 e del primo contatto con Reginald, papà di Nicholas: “Per me è un secondo papà e Nicholas è il mio fratello gemello. Ricordo l’affetto che i genitori nutrivano nei miei confronti. Ero la più piccolina e spesso capitava di passeggiare insieme a papà Reginald, mano nella mano. Descrivere il mistero della vita è difficile. Un amore che va al di là della stessa e si trasforma nella mia“. Le lacrime avvolgono un racconto straordinario, fatto di una testimonianza diretta che trasforma la propria esistenza, mentre Annamaria stringe tra le sue mani i giochi di Nicholas, a lei regalati da papà Reginald. IMG_4818

Il trapianto ha esiti positivi e Annamaria torna alla normalità. Anche per i genitori è un periodo complicato da vivere, perchè devono gestire la pressione dei “media” internazionale che cercano notizie sulla loro famiglia e chiedono continuamente interviste. Poi un’altra bella sorpresa si materializza quando dai Servizi Sociali contattano la famiglia Di Ceglie e donano loro un ritratto di Nicholas giunto in anonimato presso il Comune di Ruvo di Puglia. Quel quadro è affisso nella stanza più bella della loro casa: “Lo amiamo – afferma mamma Lucia con il cuore gonfio d’amore – e lo ameremo per sempre. La luce che è presente nel ritratto simboleggia quella che ha donato alla nostra famiglia, un raggio di sole inequivocabile”.

A distanza di 22 anni dalla ‘Lettera aperta agli Italiani’, rilanciata all’epoca dai media, il papà del bimbo diventato il più famoso donatore di organi della storia, torna a scrivere “per registrare un evento senza precedenti: la prosecuzione di quell’emozione dopo tutti questi anni”, una cosa “ancor più sorprendente dell’iniziale impennata”

A meno di due mesi dalla scomparsa di Andrea Mongiardo, il ragazzo che ricevette il cuore di Nicholas, Reginald scrive: “una volta che lo incontrai, misi la mia mano sul suo cuore e lo sentii battere forte e regolare. ‘Bravo, Nicholas’, dissi a me stesso. Fino alla fine, quel cuore ha fatto perfettamente il suo lavoro”. E quel trapianto fu solo l’inizio di una lunga storia. “Immediatamente dopo l’uccisione di Nicholas i tassi della donazione degli organi sono schizzati verso l’alto e cresciuti costantemente per 10 anni, fino a che oggi sono il triplo di quanto non fossero inizialmente, un tasso di crescita a cui nessun’altra nazione è andato vicino”

La vita si prende gioco di noi, alle volte. Il racconto dell’esistenza di Annamaria prosegue con la primavera del 2012 quando quei maledetti sintomi di insufficienza renale si manifestano. “Siamo tornati sulla terra – racconta Annamaria – all’improvviso il rene ha cominciato a non funzionare più”. Entrambi i reni non funzionano correttamente e per la ragazza ruvese, alla soglia dei 32 anni, comincia un nuovo calvario. “Ha ripreso a fare – racconta mamma Lucia – la dialisi nel 2012. Adesso la sua vita è una sofferenza infinita. Tre volte a settimana si deve sottoporre a dialisi, meccanismo infernale che la rende uno straccio. Casa-ospedale-casa-ospedale: la sua vita adesso è questa”.

Non c’è attimo in cui Annamaria non si sente viva: “Vivo nella speranza che domani dall’ospedale ci chiamino e ci dicano che un altro rene è a mia disposizione. Quando faccio la dialisi sto malissimo, ma trovo sempre la forza di andare avanti”.

I fori sul suo corpo sono inequivocabili così come quel motorino contenuto nel suo braccio che esercita la funzione dei suoi “reni”. Eppure non si lamenta, vive tutto nel grande silenzio e nell’amore di cui è circondata. La famiglia, i parenti, il ricordo vivo di Nicholas: un insegnamento per tutti.

La giunta del comune di Ruvo di Puglia ha chiesto al Prefetto, visto che non sono trascorsi venticinque anni dalla morte di Nicholas, di intitolare una strada al ragazzo americano. Si tratta di una strada asfaltata zona artigianale, della lunghezza ml.300,00 e larga ml. 13,00, con marciapiede ambo i lati, della larghezza di ml.1,50. Detta strada ha inizio dal rondò di Via don Primo Mazzolari e termina con Via Nelson Mandela, intestata “Via Nicholas Green”.

Vivere nella speranza che domani qualcosa di concreto possa accadere, che un nuovo miracolo possa avverarsi. Nel frattempo saranno battute tutte le strade per garantire ad Annamaria una esistenza più felice.

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