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A CONTATTO CON IL SACRO: IL RACCONTO DEL PROF. CAPUTI IAMBRENGHI SUL RECUPERO DELLA COSTOLA DI SAN NICOLA

Scrivere del Prof. Onofrio Caputi Iambrenghi è sempre speciale. Perchè significa toccare le corde del cuore, comprendere a fondo l’importanza dell’umiltà nell’esercizio della propria professione, della capacità di eclissarsi dinnanzi ai gesti compiuti. Un esempio straordinario per la nostra città, un “manovale”, come lui si definisce, che è sinonimo di fiducia estrema da parte del prossimo. Del resto, “chirurgo”, dal greco kheirūrgós, è composto di kheír, kheirós ‘mano’ e érgon ‘opera’.

Le sue mani e la sua esperienza decisive nel recupero della reliquia di san Nicola che, per la prima volta nella storia, ha lasciato Bari per approdare in Russia, venerata dai fedeli ortodossi a Mosca e San Pietroburgo.

A contatto con il sacro, mentre, ai piani alti, ortodossi e cattolici hanno provato a mettersi da parte anni di dissidi, scomuniche e incomprensioni. Persino Putin aveva chiesto a Papa Francesco la possibilità di poter avere nella sua patria una reliquia di San Nicola, seppure per un brevissimo periodo.

E dinnanzi a questi elementi che sembrano lontanissimi dalla nostra dimensione, il Prof. Franco Introna, dell’Istituto di medicina legale di Bari e vicino al Vaticano, ha individuato nel prof. Onofrio Caputi Iambrenghi, un valido endoscopista pronto a eseguire un qualcosa di simile a una colonscopia, per recuperare il frammento osseo di San Nicola.

“Quando il Prof. Introna – racconta il prof. Caputi Iambrenghi – si è rivolto a me, tutto era estremamente segreto. Abbiamo effettuato un sopralluogo e compreso sin da subito la delicatezza dell’operazione. Con me anche una collega espertissima in questo campo. Le dimensioni del tubo attraverso il quale doveva passare il frammento osseo non ci avrebbe consentito di recuperare una vertebra, per cui abbiamo optato per una costola. In tutta segretezza, una sera ci siamo recati presso la tomba del santo nella cripta della basilica nicolaiana ed effettuato l’operazione. Abbiamo recuperato un frammento di una costola toracica sinistra della lunghezza di circa 12 centimetri”. L’intervento è stato eseguito con una sonda luminosa passata attraverso il foro di 7 centimetri e con un fibroscopio.

L’ostensione della reliquia di san Nicola, posta all’interno di un reliquiario realizzato in Russia da un magnate, è avvenuta fino al 9 luglio nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca e dal 10 al 28 luglio a San Pietroburgo, per poi fare ritorno a Bari, dove è stata ricollocata nella tomba del santo.

“Confesso di essere stato in tensione più venerdì sera – prosegue il professore – che la notte del prelievo della reliquia: allora c’era il senso della scoperta condito dal silenzio della cripta, l’altra sera c’era la responsabilità dell’atto pubblico da non sbagliare. L’unico modo per far bene il proprio compito per me è stato quello di astrarmi da tutto come avevo fatto quando operai mio padre, o come quando prelevai gli organi ad un ragazzo rivede, figlio di miei amici carissimi (un figlioccio per me)”.

La reliquia è stata venerata da quasi due milioni e mezzo di fedeli. Aveva lasciato il capoluogo pugliese lo scorso 21 maggio, per la prima volta in 930 anni.

Il prezioso reliquiario che ha accompagnato l’osso del Santo patrono di Bari nel suo viaggio a Mosca e a San Pietroburgo, è stato accompagnato in volo dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, dall’arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Francesco Cacucci, dal rettore della basilica di San Nicola, padre Ciro Capotosto, e da una rappresentanza del Patriarcato di Mosca.

A Bari, ad accogliere la sacra reliquia c’erano, tra gli altri, il rettore della Chiesa Russa di Bari, padre Andrej Boytsov, il sindaco Antonio Decaro, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, gli uomini del Comitato San Nicola, e picchetti d’onore delle forze dell’Ordine.

A contatto con il “sacro” con estrema umiltà: “Ecco, il corpo di papà devastato da un cancro, il corpo morto di Fabio, la reliquia delicata di San Nicola. Avvicinarsi al Sacro, comunque declinato, con l’umiltà è la finitezza di un “manovale””.

Parola del Prof. Onofrio Caputi Iambrenghi.

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