Tra “aggigghje” e buon cibo, arte e artigianato, danze e acrobazie la prima serata della sagra contadina è stata un successo
Convivialità e tradizione hanno animato la Cena Contadina “a re vigne de la chiazze”, ossia Piazza Menotti Garibaldi dove un tempo si imbandivano lunghissime tavolate per festeggiare santi patroni, eventi religiosi, raccolti andati a buon fine o raccolti a cui si doveva provvedere e, in tal caso, le cene avevano una valenza propiziatoria.
Ed è quello che avvenuto ieri sera, sabato 3 settembre, nell’ambito della Seconda Edizione della “Sagra della civiltà contadina e degli antichi mestieri”, con la quale l’Associazione Xenia intende esaltare il ricco patrimonio culturale, gastronomico e artigianale della civiltà contadina e della terra, che è la nostra anima, rappresenta le nostre radici.
In Piazza Matteotti, dove è stato allestito il Mercatino delle Pulci, si poteva assistere a laboratori improvvisati di arte in vimini, alla creazione di cestini colorati o, proseguendo lungo Via De Gasperi, ci si poteva soffermare ad ammirare le creazioni di legno di abilissimi artigiani.
Ma il fulcro della Sagra, introdotta nel primo pomeriggio da convegni sulla sostenibilità e sull’applicazione dell’ICT in agricoltura organizzati dal Gal Murgia Più e animata dagli sbandieratori di Grumo Appula, dai mangiafuoco e acrobati, e dalle esibizioni dei giovani ballerini della Scuola di Danza Revolution Dance, è stata la Cena Contadina animata dal Gruppo cultural – folk “U’ Aggigghje de le Revetole”.
Gli Aggigghjeuse (mi sia consentito scrivere così) hanno allietato i commensali con un vasto repertorio di canti in vernacolo rubastino e hanno contato su un ospite di eccezione, Francesco Catalano, che ha recitato poesie in lingua – perché il dialetto è un’altra lingua che va studiata e dovrebbe essere introdotta nelle scuole come materia di studio – tra cui quelle del poeta contadino, il compianto Nicola Campanale.
“U patremùonie se kustedìsce” è una delle poesie di Campanale recitata da Catalano, o ‘Mba Francisc, come affettuosamente chiamato da Angelo Fiore, fisarmonicista e una delle anime del gruppo “U’ Aggigghje de le Revetole”.
La lirica è un monito a rispettare la Natura, il Creato e Francesco Catalano coglie l’occasione per invitare tutti a non gettare i rifiuti in campagna, come purtroppo sta accadendo. Magari, tra la folla, qualche cittadino “meno virtuoso” si sarà redento…
I tempi di magra sopportati dai nostri antenati sono stati ricordati nel canto “Quanne la panze ste vacande” così come è stato ricordato che solo in occasioni particolari si uccideva il maiale per fare “La salsizze”, un canto nel quale si invita la padrona del maiale appena ucciso a condividere il gustoso prodotto che sarà creato con tutti gli altri, senza mugugni e malumori.
Intanto i commensali, alle lunghe tavolate, gustavano le pietanze portate da casa o i cappelletti al sugo, carne e vino della Cantina Grifo acquistati presso i gazebo in Piazza Le Monache. Un angolo della tavolata era deliziosamente imbandito con fiori e lanterne che non distoglievano l’attenzione dalla brocca in ceramica contenente il vino Grifo e dalla deliziosa focaccia del Panificio Cascione.
Due sono le famiglie che, pari merito, sono state giudicate le migliori imbanditrici della tavolata: la famiglia Visconti di Ruvo di Puglia che ha vinto un tris di bottiglie di vino donato dal Wine Restaurant “Angolo Divino” e la famiglia Del Rosso, da Molfetta, che ha vinto una docking station Sharp, donata da STAFF snc.
Su tutto e tutti dominava la Torre dell’Orologio, aperta per far ammirare ai ruvesi e turisti lo splendido panorama serale della nostra città.
(Foto di Veronique Fracchiolla)