Formazione

Sui binari della Memoria Il resoconto di otto studenti dell’ITSET “Tannoia” al ritorno da Auschwitz

Anche quest’anno l’ITSET Tannoia ha onorato l’appuntamento con il Treno della memoria. Otto studenti, due provenienti dalla sede di Corato e sei frequentati l’istituto ruvese, accompagnati dalla professoressa Rosa Anna Ippedico, hanno colto l’occasione straordinaria di intraprendere un viaggio unico, dal quale, come raccontano tutti coloro che in questi anni vi hanno partecipato, non si torna più come prima. Giunto alla sua undicesima edizione, il Treno della Memoria nasce come ricerca della nostra memoria e delle nostre origini nel periodo in cui le testimonianze dirette dei terribili accadimenti della Seconda Guerra Mondiale iniziano a dissolversi definitivamente. Nel corso delle sue edizioni il Treno ha saputo maturare le proprie riflessioni sino ad arrivare a proporre un percorso di educazione non formale tra pari, per i suoi sempre più numerosi partecipanti.
Gli otto studenti del “Tannoia” hanno vissuto questa eccezionale esperienza dall’8 al 16 febbraio. Il viaggio ha avuto come scopo ultimo la visita al Campo di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau, la rielaborazione della visita stessa, attività nei gruppi educativi e la presentazione della fase di testimonianza legata ai temi di attualità e all’impegno. Nelle settimane che hanno preceduto il viaggio a Cracovia, ai ragazzi selezionati per partecipare al progetto sono stati proposti quattro incontri formativi della durata di due ore l’uno. L’obiettivo è stato quello di contestualizzare il fenomeno della deportazione, inserendolo nel contesto della Seconda Guerra Mondiale e rapportandolo con la storia dei territori da cui i partecipanti provengono. In questo modo si spera di evitare che gli studenti considerino la visita ad Auschwitz e Birkenau come un “unicum” lontano e slegato dalle loro vite, comprendendo come, sia la Seconda Guerra Mondiale che la deportazione e lo sterminio, siano stati fenomeni pervasivi e totalizzanti nella vita di ciascun individuo. A ogni gruppo di partecipanti sono stati affiancati due animatori formati dall’Associazione Terra del Fuoco, promotrice dell’iniziativa. Questo gruppo di lavoro ha saputo creare, negli anni, una serie di attività educative molto efficaci e, soprattutto, una serie di supporti didattici fondamentali per dare ai partecipanti la possibilità di approfondire gli argomenti sinteticamente affrontati nel corso del percorso educativo. Terminata la prima fase del percorso i partecipanti sono partiti per Cracovia; meta simbolica non solo per la sua vicinanza al Campo di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau; la città ha infatti conosciuto l’occupazione tedesca e la sua popolazione ebraica, più di 15.000 persone, è stata quasi interamente sterminata dai nazisti. I partecipanti hanno lavorato sul tema della deportazionedella propaganda e delle leggi razziali attraverso documenti, immagini e letture. L’obiettivo è sempre quello di far percepire loro l’importanza e la profondità del viaggio e, soprattutto, il “filo rosso” che ha legato le propagande nazi-fasciste con le leggi razziali e i Campi di Sterminio. Tra le letture proposte spiccano testimonianze dirette dei viaggi in treno, dell’arrivo al Campo e dei trattamenti subiti. Il secondo giorno a Cracovia è stato dedicato alla visita al Ghetto Ebraico, una novità introdotta per la prima volta nel 2010 e divenuta oggi una tappa educativa fondamentale del progetto. La visita del Ghetto consente ai ragazzi di conoscere meglio Cracovia, stabilendo un legame più profondo con la città. La storia del Ghetto, inoltre, esemplifica al meglio quella che fu la realtà che gli ebrei dovettero vivere prima della deportazione: l’esclusione e la reclusione in aree degradate e sovrappopolate a ridosso delle parti “normali” delle città. Il giorno successivo, dedicato alla visita al Campo di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau, è stato il momento centrale di tutto il progetto. Nel corso della visita guidata al Museo di Auschwitz i ragazzi sono stati invitati, attraverso una finzione discreta ma intensa, a immedesimarsi in un deportato partendo dal suo volto e dai pochi dati reperibili sulle istantanee negli immensi blocchi 6 e 7: “Ho guardato una ad una quelle foto, racconta la professoressa Rosa Anna Ippedico. Tutti avevano espressioni attonite, spaventate, gli occhi spalancati, stravolti. Tutti, tranne uno. Si tratta di Luis Krakaur, un giovane morto ad Aushwitz nel 1942, a soli 21 anni. Luis accenna un sorriso, ha uno sguardo più fiducioso in quella foto che lo ritrae con la tristemente famosa divisa a strisce indossata dagli internati. Ho scelto di ricordare proprio lui, di rendere omaggio alla sua speranza. Secondo me, continua la professoressa Ippedico, la pena maggiore non è stata per queste persone la privazione della vita, ma la privazione della dignità. Mentre visitavo i luoghi dell’orrore mi ritornavano in mente le pagine tragicamente belle del romanzo di Primo Levi “Se questo è un uomo”… la memoria, però, ha valore solo se ha significato nel presente. Allora l’opinione pubblica ha girato lo sguardo, ma oggi di fronte ai nuovi orrori non ci si comporta in modo molto diverso”.

In effetti, la tragedia dell’Olocausto è stata tale non solo per l’immensa portata dei numeri dello sterminio, ma anche per la drammaticità di ogni storia individuale, che merita di essere raccontata e valorizzata. In quattro diversi punti, inoltre, giovani attori hanno interpretato monologhi che raccontano le storie del Campo: si tratta, ancora una volta, di un tentativo di superare la distanza che separa i giovani dalla Storia. Questo genere di approccio ha suscitato grande interesse nel Museo di Auschwitz-Birkenau, partner del Progetto, che gestisce il Campo e l’immenso archivio di documentazione annesso.
Il pomeriggio è, invece, stato dedicato alla visita al Campo di Birkenau (a pochi chilometri dal Museo): qui la giornata si è conclusa con una Commemorazione in cui ad ogni ragazzo è stato chiesto di ripetere il nome del deportato scelto, nel corso della mattinata, durante la visita ai blocchi 6 e 7.
Nella terza ed ultima giornata completa trascorsa a Cracovia i partecipanti hanno riflettuto, divisi in gruppi, sulla portata e il significato dell’esperienza vissuta. A partire dalla riflessione sulla responsabilità di chi, con la propria indifferenza, rese possibile la barbarie, la discussione all’interno del gruppo protetto ha messo insieme la dimensione storica e quella dell’impegno personale.
Nel corso del pomeriggio ha invece avuto luogo l’ultimo momento comunitario: un’assemblea plenaria conclusiva nel corso della quale, convogliando le emozioni e le riflessioni suscitate dal viaggio, si sono elaborate le riflessioni conclusive. Il viaggio di ritorno, come all’andata, è stato scandito dalle attività educative non formali predisposte dal Centro Studi di Terra del Fuoco. “Al termine di questa esperienza, raccontano gli studenti del “Tannoia”, ognuno di noi è tornato a casa con un bagaglio più ricco. Abbiamo creduto in questa esperienza sin dal primo istante, perché ognuno di noi era convinto che tutto ciò potesse essere uno stimolo maggiore per la nostra crescita. Ed è stato davvero così. Saremmo tutti disposti a ripetere questa esperienza altre mille volte, nonostante le difficoltà, e i momenti in cui avremmo voluto mollare. Non si capisce la vera realtà dei fatti, ciò che davvero è accaduto guardando un film o una rappresentazione teatrale, ma solo essendo a contatto con l’orrore della Shoah, attraversandolo con le nostre mani…con i nostri occhi…e con i nostri cuori! Ed è un’esperienza che dovrebbero avere tutti la forza e la voglia di fare.
In più, abbiamo avuto la possibilità di conoscere persone fantastiche provenienti da tutta la Puglia. Siamo diventati parte di una grande famiglia per otto intensissimi giorni. Sono sicura che ognuno di noi avrà nel proprio cuore un ricordo saldo per il resto della propria vita. Perché è stata un’esperienza forte, ma allo stesso tempo indelebile. Mi auguro che, al termine di tutto questo, ognuno di noi, tornando a casa, sia riuscito a trasmettere tutto ciò che in quei luoghi ha provato, visto, e tutto ciò che ha portato nel cuore. Ogni volto, ogni persona conosciuta in quel luogo, ogni oggetto, tutto resterà per sempre” .

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