STUDIO DI CONFCOMMERCIO, STIPENDI PIU’ POVERI AL CENTRO-SUD
Negli ultimi anni si è spesso parlato di un Mezzogiorno che sembra essere stato più reattivo di altre aree del Paese nell’uscita dalla crisi post-pandemica, tendenza imputata ad una minore esposizione delle dinamiche produttive alla domanda estera, al ruolo del “super bonus” e alle buone performance del turismo straniero.
Nonostante il parziale miglioramento degli ultimi anni il Mezzogiorno si conferma, alla luce dei dati economici, ancora molto distante dal resto del Paese.
Dall’analisi di lungo periodo (2007-2024) secondo le nostre stime le differenze, in termini pro capite e a prezzi del 2024, si sono solo marginalmente ridotte in termini di Pil e addirittura acuite se si guarda ai consumi per abitante.
Parte della minore tenuta della domanda per consumi nel Mezzogiorno è imputabile agli effetti della doppia crisi del 2008-2011, che ha avuto un impatto più significativo sull’area in termini di domanda.
L’elemento che va guardato con particolare attenzione è che ad oggi la ricchezza prodotta da ogni abitante del Sud è pari a meno del 60% di un residente nel Centro-nord, valore in linea con quello del 2007.
Allo stesso tempo i consumi per abitante dell’area sono poco meno del 72% di quelli del resto del Paese, nel 2007 il valore era pari al 76%.
Dati che spiegano anche perché in un’Italia che presenta grandi problemi demografici sia il Sud il più penalizzato con una diminuzione del 4,5% dei residenti, nello stesso periodo preso in esame, a fronte di un incremento del 3,0% nel Centro-nord.
Le stime dell’ufficio studi ci dicono che ci sono «solidi presupposti per consentire all’Italia di reggere l’urto dei dazi”, afferma il presidente di Confcommercio Bari-Bat, dott. Vito D’Ingeo. “L’inflazione sotto controllo, l’occupazione ai massimi, i redditi reali in aumento grazie ai rinnovo dei contratti. Se a questi elementi, poi, si aggiungesse un nuovo taglio dei tassi Bce, si rafforzerebbero queste luci in uno scenario denso di ombre”, ha spiegato.
Un ruolo importante al Sud lo gioca il turismo: “Negli ultimi trentacinque anni – spiega il neo-eletto Presidente di Confcommercio Puglia – le presenze di turisti stranieri in Italia sono cresciute del 200% e la nuova occupazione in questo periodo è stata creata dal terziario di mercato”.
I consumi, anche alla fine del prossimo anno, non saranno tornati ai livelli del 2007, cioè di venti anni prima: la spesa pro capite reale nel 2025 si attesta a 21,3mila euro, nel 2026 salirà a 21,5mila euro contro i 21,6mila del 2007. Ma quella dei consumi, infatti, non è l’unica preoccupazione. “I prezzi dell’energia – spiega D’Ingeo – sono ancora molto elevati, con un pesante impatto sulle bollette di famiglie e imprese, in particolare quelle del terziario di mercato: per queste imprese, a marzo 2025, le tariffe dell’energia elettrica hanno registrato un incremento del 53,5% rispetto alle tariffe pre-crisi del 2019, quelle del gas addirittura dell’88,2%”.
Si spende meno per gli alimenti e più per la sanità: “Sono cambiati i consumi degli italiani: dal 2007 al 2024, secondo il Centro Studi di Confcommercio, la spesa si è ridotta di 452 euro pro-capite, non verrà assorbito con la crescita dei consumi di quest’anno e dell’anno prossimo. mentre si concentra più sui servizi, come le comunicazioni. La spesa per beni è calata di 1.115 euro pro capite in questo arco temporale, mentre quella per i servizi è aumentata di 657 euro in media per ogni italiano. E’ diminuita la spesa per alimenti di -408 euro pro-capite (di cui -83 euro per la carne) , così come la spesa per vestiario e calzature (-92 euro) e per l’acquisto di automobili (-132 euro), mentre è aumentata la spesa per la sanità (+112 euro) per servizi di comunicazione, ricreazione e istruzione (+316 euro), per per sport e tempo libero (+190 euro), per ristoranti e alberghi (+ 70 euro). Da quest’anno Confcommercio si attende una lenta inversione di tendenza, con una crescita dei consumi stimata a +1,2% per il 2025 e +1% per il 2026, rispetto alla stagnazione degli anni precedenti che ha fatto registrato un -0,1% dei consumi tra il 2008 e il 2024”.