Cronaca

“SISTEMA TRANI”, CONDANNATO A 10 ANNI L’EX PM SAVASTA

Dieci anni di reclusione per l’ex pm Antonio Savasta, confisca di di 2.390.000 e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Condannato anche l’altro pm Luigi Scimè, come anche gli avvocati Ruggiero Sfrecola e Giacomo Ragno, oltre all’imprenditore Luigi d’Agostino. Con la sentenza emessa dal GUP di Lecce, Cinzia Vergine, è stato totalmente accolto l’impianto accusatorio della Procura nei confronti dei principali imputati del “Sistema Trani”.

Mazzette di danaro, gioielli, diamanti, ma anche regali costosi e ristrutturazione di appartamenti in cambio di sentenze e vicende giudiziarie pilotate in favore di imprenditori coinvolti nelle indagine. Questo alla base della condanna inferta a seguito di rito abbreviato all’ex pm della Procura della Repubblica di Trani, Antonio Savasta. Al termine dello stesso processo, è stato parimenti condannato a quattro anni di reclusione anche il pm Luigi Scimè. Quattro anni e quattro mesi all’avvocato Ruggiero Sfrecola, mentre al suo collega Giacomo Ragno sono stati inferti due anni e otto mesi.Quattro anni di reclusione anche per l’imprenditore Luigi d’Agostino.

Per gli altri indagati arrestati nel gennaio 2019 assieme a Savasta, in particolare l’ex GIP Michele Nardi e l’ispettore di Polizia Vincenzo Di Chiaro, il processo si sta svolgendo con rito ordinario innanzi alla seconda sezione penale del Tribunale di Lecce.

Numerosi gli episodi alla base delle odierne condanne. Tra i reati contestati a vario titolo agli indagati, dall’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari alla truffa, dal falso ideologico commesso da pubblico ufficiale al falso in atto pubblico, dalla truffa alla calunnia. Secondo l’accusa, Savasta, insieme a Nardi, avrebbe ricoperto il ruolo di organizzatore dell’intero sistema creato con lo scopo di pilotare indagini e processi in cambio di soldi e utilità.

Il legale di Savasta, Massimo Manfreda, preannunciando ricorso in appello dopo il deposito delle motivazioni, ha lamentato la poca considerazione attribuita alla collaborazione fornita del proprio assistito, a cui pure sono stata riconosciute le circostanze attenuanti generiche.

Per l’avvocato Tullio Bertolino, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Trani,è ingiusto parlare di “sistema” diffuso nel suddetto Tribunale: “Chi ha sbagliato è giusto che paghi. Qualunque sia il ruolo che occupi nella società. Così come è sempre opportuno non fare di tutta l’erba un fascio. Il quadro che viene fuori dalla sentenza di primo grado stabilisce che non si trattava certo di un “sistema” diffuso nel Tribunale di Trani, ma era solo il comportamento illecito di ben individuati magistrati ed altrettanti avvocati. Non per questo si deve generalizzare e scagliare fango su chi quotidianamente è impegnato a garantire il rispetto della legge ed i diritti dei cittadini”. “Naturalmente – ha concluso Bertolino – seguiremo questa vicenda fino in fondo, negli ulteriori gradi di giudizio e prenderemo gli opportuni provvedimenti nei confronti di chi sarà accertato in modo definitivo aver violato norme deontologiche e leggi dello Stato, gettando ombre su tutta la categoria”.

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