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SABINO SCHITTULLI: “UNA GRANDE GIOIA IN UNA VALLE DI LACRIME”

Ripercorrere le tappe che hanno portato a questo grande trionfo, attraverso ricordi, aneddoti, ma soprattutto lacrime. Perchè Sabino Schittulli è l’uomo delle tre promozioni: 2002, 2019 e 2025! Ha preso questa squadra in C adesso la ritrova in A2. Un rapporto con Nicola Fracchiolla storico ed è per questo che le lacrime fanno parte in maniera copiosa del racconto.

Sposato con Maria, padre di due figlie e nonno di due nipoti, Sabino ha vissuto gran parte della sua vita sui campi da calcio, prima, come massaggiatore della Fidelis Andria, con la serie B giocata con mister Papadopulo, e poi sul parquet di basket.

“Mi trovo a Ruvo perchè Nicola mi fece una corte spietata – racconta Sabino Schittulli – perchè voleva che a tutti i costi facessi parte della società ruvese. Nicola era così: voleva tanto bene alla gente e mi ha voluto bene dal primo momento. D’accordo con Maria che non voleva che andassi su strada tutti i giorni da Ruvo ad Andria, decisi di accettare e mi tuffai nel basket”.

Al secondo anno da massofisioterapista dell’allora Sidam Ruvo centrò il passaggio dalla C alla B2. Coach Mameli era il tecnico di quella squadra: “Lo ricordo con piacere perchè era un combattente, una bravissima persona. Fu quello che mi spiegò che l’allenatore nel basket va chiamato coach e non “mister”. Venivo dal calcio e per me era tutto nuovo, ma mi adattai subito. Squadra meravigliosa con Pate, Delli Carri, Corvino, Marinelli, il gigante Coisson che forse qualcosa in comune ce l’aveva con Borra per parlare dei nostri tempi. La gente si affezionò parecchio a questa squadra”.

Arrivò Valdi Medeot e fu un anno particolare, prima dell’arrivo di coach Mariano Gentile che trasformò letteralmente la piazza ruvese: “Ci divertivamo con Mariano e abbiamo raggiunto quella finale a Gragnano difficile da dimenticare. Gentile era un napoletano doc e abbiamo vissuto due anni splendidi con qualche lacrima sportiva versata. Proseguì Brogialdi, ma la finale con Potenza ci riservò un epilogo amaro. Poi arrivò Guidi, prima dell’era Cadeo. Non c’è un quintetto ideale perchè ho voluto bene a tutti i giocatori. Come padre, ho cercato sempre di aiutarli a rendere al massimo”.

Bisogna attendere il 2019 prima del grande nuovo trionfo: “Dimitri rimane senz’altro uno dei miei coach preferiti. Potevamo parlare, discutere, pianificare tutto insieme. Vincemmo un campionato in una bolgia. Ricordo i brividi quando entrammo in campo per gara-4 in un palasport pieno all’inverosimile. Fu una grande gioia, con Laquintana e Bagdonavicius decisivi, ma soprattutto i tre ruvesi in campo, Di Salvia, Ippedico e De Leo. Fu una grande soddisfazione per la città”.

E poi arriva coach Stefano Rajola a far stappare nuovamente le bottiglie di spumante: “Stefano è un grande uomo. Ci ha insegnato il dono della pazienza, l’attesa e l’usare la testa. In tanti momenti delicati non ha mai urlato, ma ha sempre cercato di far ragionare tutti e soprattutto è stato in grado di farci capire cosa dovevamo fare con serenità. Molto umile, credo che il merito della vittoria sia soprattutto suo”.

Oggi sarebbe stato il compleanno del presidentissimo: “Mi manca tantissimo. Il nostro era un rapporto speciale: con me si sfogava, urlava, gridava, poi dopo cinque minuti mi richiamava: “addo ste? andiamoci a fare un caffè” e finiva lì con le risate del caso. Ci siamo voluti bene e per me rimane un grande choc”. Le lacrime interrompono spesso il ricordo di Nicola: “Ho un armadietto pieno di ricordi e aneddoti. Amava Ruvo, amava la pallacanestro e le architettava tutte per cercare di ottenere il massimo. Ci manca la sua forza vulcanica. E’ incredibile come dalle lacrime di dolore tutto si sia trasformato in lacrime di gioia. Non riesco a darmi una spiegazione. Purtroppo è la vita che ci riserva sempre gioie e dolori. Mi mancano le sue telefonate quotidiane, al mattino e in serata dopo l’allenamento. Ci sfottevamo ed erano risate sane, spero si sia goduto lo spettacolo”.

Un lavoro di squadra anche dello staff sanitario: “Ormai ci conosciamo da una vita con Luca e Matteo. Sono persone splendide con le quali sono contento di aver vissuto questa meraviglia”.

Ma quando ha capito che la Crifo Wines avrebbe preso l’ascensore: “Nello spogliatoio sentivo delle vibrazioni diverse dal solito. Quando hai un gruppo vincente per le mani lo senti e lo sai riconoscere”.

La dedica di questo successo: “A mia moglie, alla mia famiglia! Sono felice con loro e per quello che siamo. A Maria ho detto che è ancora presto per smettere di andare in panchina e si è tranquillizzata…”.

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