Religione

Ruvo di Puglia: riapre la chiesa di Santa Lucia o dei Cappuccini

Lunedì 26 maggio 2025 alle ore 18:30 riaprirà al culto e alla fruizione culturale la storica chiesa di Santa Maria Maddalena, meglio conosciuta come chiesa “di Santa Lucia” o “dei Cappuccini” a Ruvo di Puglia. Un luogo caro alla memoria cittadina, dove fede e arte si intrecciano da oltre quattro secoli.

La serata promossa dalla Diocesi in collaborazione con la Fondazione Museo Diocesano, si aprirà con l’intervento dello storico dell’arte Francesco Di Palo, cui seguirà, alle 19:30, la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo S.E. Mons. Domenico Cornacchia.

Di seguito si riportano alcuni brevi riferimenti storici tratti dalla ricerca del dott. Di Palo. Una più ampia e dettagliata trattazione delle vicende storiche e della chiesa sono riportate nel numero domenicale del settimanale diocesano Luce e Vita.

Fondata nel 1607 dai frati Cappuccini, la chiesa sorgeva a circa 200 passi dal centro abitato, in linea con le esigenze di raccoglimento spirituale e missione pastorale proprie dell’Ordine. Intitolata a Santa Maria Maddalena, fu consacrata dal vescovo Giuseppe Saluzzo (1604-1621) e presto divenne punto di riferimento religioso e sociale per le classi popolari e rurali.

La sua storia è segnata da importanti trasformazioni. Nel 1925, in piena espansione urbana post-bellica, la chiesa venne eretta a parrocchia con il titolo delle Sante Filomena e Lucia, su impulso del vescovo Placido Ferniani, che volle così rafforzare la presenza pastorale in una città in crescita.

La chiesa, pur nella sobrietà imposta dalla regola cappuccina, conserva importanti testimonianze artistiche. Tra queste spiccano le opere del bitontino Nicola Gliri, come le tele di San Biagio e San Cleto e la pala di Sant’Anna, la Vergine e Gesù Bambino tra i santi Domenico e Francesco d’Assisi. Di particolare rilievo il busto ligneo di Santa Lucia, unica sopravvivenza del fastoso apparato rococò del XVIII secolo, e la tela con Mosè e il serpente di bronzo di Gioacchino Quercia (1790), oggi esposta nel Museo Diocesano dopo un accurato restauro.

Con la sua riapertura, non solo si restituisce un luogo di preghiera alla comunità, ma si recupera un importante tassello della memoria collettiva ruvestina. Una memoria fatta di spiritualità francescana, arte sacra, tradizioni devozionali – come quella a Santa Filomena, che rese la chiesa un santuario molto frequentato nell’Ottocento – e impegno sociale, che ancora oggi può parlare al cuore dei fedeli e dei visitatori.

Tutta la comunità è invitata a partecipare e a unirsi nella preghiera e celebrare la bellezza e la storia di un patrimonio che torna a vivere.

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