Formazione

PORTE APERTE e ACCOGLIENZA alla Scuola dell’Infanzia “Walt Disney” di Ruvo di Puglia

Nella mattinata di venerdì 25 marzo, nella Scuola dell’Infanzia “Walt Disney” di Ruvo di Puglia, con grande gioia e tanta emozione, tutti i bambini, docenti e collaboratori scolastici, hanno accolto una bambina quattrenne e un bambino cinquenne, in fuga dall’Ucraina devastata dalla guerra. Il canto della “Pace” ha inondato il salone al loro arrivo. Bandierine festose, applausi e sorrisi hanno accolto i bimbi e i loro parenti, accompagnati dalla Dirigente Scolastica Gabriella Colaprice e dall’Assessore Nico Curci. Durante la festa di accoglienza, ai due bambini è stato fatto dono di un kit scolastico contenente svariato materiale di cancelleria, che li supporterà durante la frequenza scolastica, che avrà inizio da lunedì 28 marzo. Dai racconti toccanti dei parenti, si evince l’abbandono precipitoso che la guerra provoca e che porta con sé tante “perdite”. La perdita dei luoghi e delle attività usuali, delle relazioni familiari e sociali, l’abbandono delle figure maschili, in questo caso rimaste in Patria per combattere. Si rende ora necessario, nel contesto educativo scolastico, cogliere l’occasione tristissima di questo esodo di inermi, per affrontare in maniera maggiormente riflessiva e strutturata, l’accoglienza degli alunni profughi, il loro diritto-dovere all’istruzione e a individuare linee di azione pedagogiche e didattiche. Merita una profonda riflessione, la dimensione interculturale del curricolo, che sostiene il processo di interazione tra soggetti con lingue e culture diverse, al fine di promuovere, il dialogo e la reciproca crescita umana. Testimonianze, documentazioni, riflessioni, scambi, generano cultura e sono risposte alla guerra, che preparano alla pace. In questa prima fase di “tempo lento per l’accoglienza”, ci dedicheremo primariamente alla socializzazione e all’acquisizione di prime competenze comunicative in italiano per poi gradatamente affrontare il loro vissuto traumatico e, per quanto possibile, a dar continuità ai percorsi di istruzione interrotti. Sul piano delle relazioni educative, per sostenere la capacità di attraversamento del dolore (resilienza), soprattutto in questa tenera età, occorrono figure adulte coinvolte empaticamente, che con umanità e utilizzando gli strumenti della pedagogia e della didattica, siano disposte all’ascolto, capaci di ri-significare i percorsi di apprendimento, come strumenti per riprendere in mano “le redini” della propria vita. Le ferite peggiori sono quelle che non si vedono ad occhio nudo. La scuola è luogo in cui, attraverso molteplici forme di insegnamento e di relazioni educative, crescono nuove generazioni e, quando purtroppo occorre, si curano le ferite dell’anima, non solo nella dimensione del fare, ma soprattutto dell’essere scuola.

 

Gabriella Colaprice

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