Cultura

PILLOLE RUVESI n.16: CHIESA DELLA MADONNA DELL’ISOLA

Sapevate l’esistenza di una chiesetta, nella periferia di una volta, simile a quella della Madonna delle Grazie? No? Non ce ne stupisce proprio perché questa chiesa oggi non c’è più e, probabilmente, già dal secolo scorso. Stiamo parlando della Chiesa della Madonna dell’Isola, molto simile ed edificata vicino, a quanto dicono le fonti, alla struttura, piccola e accogliente, della Madonna delle Grazie. Tuttavia, i documenti circa questa chiesetta sono davvero insufficienti e scarsi di chiarezza. Ciò che sappiamo è che rientrava nelle tre chiese cosiddette extra-moenia, cioè al di là delle mura, periferiche; le altre due sono, ancora oggi, la Chiesa di Calentano e la Madonna delle Grazie. Entrambe queste chiese hanno in comune la devozione alla Vergine raffigurata in affresco e pare proprio che anche quella della Madonna dell’Isola ce l’avesse, probabilmente, sull’altare maggiore e ad opera dello stesso autore di quello della Madonna delle Grazie.

Il primo documento che abbiamo risale al 1672 quando si dava alla città il permesso di erigerla e, un altro, nel 1687 quando ne venne nominato il cappellano. Due secoli dopo, nel 1889, il Vescovo incaricava il restauro. Da alcuni inventari, invece, come quello dell’11 luglio 1711 ad opera del canonico Giovanni Brucoli, si apprendono i nomi di alcuni rettori come Andrea Castagna e dei deputati eletti per la costruzione, Riccardi e Caputi. Ma, soprattutto, va anche ricordato che in questa chiesa, nel 1860, si riunivano i patrioti ruvesi col grande concittadino Francesco Rubini, contribuendo alla riuscita dell’Unità d’Italia.

Per molti anni la chiesa, però, restò abbandonata. Mentre veniva abbattuta nel ‘900, alcuni elementi vennero a far parte della chiesa del Redentore che proprio in quel periodo si stava erigendo.

Seguono le foto dell’interno della chiesa prima dell’abbattimento. Si noti l’altare e la somiglianza con le decorazioni sull’altare della Madonna delle Grazie.

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(Fonti “Ruvo Sacra” di Mons. Vincenzo Pellegrini, 1994)

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