PIAZZA MATTEOTTI E CAVALLOTTI: COMMENTI E CONSIDERAZIONI UN ANNO DOPO
La metamorfosi ormai è compiuta: la caratteristica e inconfondibile rotonda di Piazza Matteotti è stata sostituita da una vasta zona pedonale, un’immensa spianata di pietre, dei blocchi di pietra come panchine e un “adeguamento” a tema dell’adiacente Piazza Cavallotti che hanno suscitato non pochi malumori, confronti e discussioni.
Era il 20 marzo 2016 quando il sindaco Ottombrini riconsegnava le due piazze alla città. Per questo abbiamo deciso di girovagare per il centro e catturare i commenti dei ruvesi, un anno dopo.
In prima linea, da sempre contrario al progetto e a questo tipo di rifacimento il Prof. Mario Albrzio che afferma: “Un anno e mezzo dopo l’inizio dello sventramento del cuore stesso della Città; due anni dopo la raccolta delle 1200 firme brutalmente e illegittimamente cestinate dall’amministrazione. […] le due piazze rimangono una ferita a cielo aperto e un’offesa intollerabile per una Città che ha bisogno di rinascere e che per farlo deve recuperare innanzitutto la sua identità. Una Città ferita nello stupro della sua Democrazia, offesa nella sua bellezza da due spianamenti senza senso, senza storia e senz’anima; e infine, come colpo di grazia, ridicolizzata da quelle pietre di mare che fanno ridere di noi l’intero universo, nascondono la terra e il verde” (si riferisce alle aiuole di Piazza Cavallotti N.d.R.).
Molto discordanti allo stesso tempo i pareri e gli umori un anno dopo l’inaugurazione delle due Piazze.
Per alcuni uno stupro alla democrazia e alla storia Rubastina, a risentirne maggiormente sono le attività commerciali che hanno subito un duro colpo a causa della totale chiusura durante i lavori, con l’auspicio che l’attesa e le difficoltà sarebbero state poi ripagate, dall’altro chi la piazza l’ha realizzata e poi ci sono coloro che le piazze le vivono quotidianamente.
“Da un punto di vista commerciale le aspettative erano elevate”, come ci racconta Pino Volpe titolare della tabaccheria di Piazza Matteotti che ricorda tutte le fasi e le epoche del centro storico, dallo smembramento e dislocazione del mercato ittico fino al rifacimento delle Piazze, un tempo, ci dice, anche se non v’era zona pedonale, il consumatore viveva nel centro storico, passava dalla Piazza del pesce (ora Piazza le Monache), poi in salumeria, poi dal panificio, in seguito a prendere i giornali, ad acquistare i tabacchi e molto altro, “tutto in un contesto vivo che brulicava di persone e attività commerciali”.
“La situazione, ci spiega Antonella Scarimbolo, titolare di Gogò bimbi, non è delle migliori, diverse le attività che hanno tirato giù la saracinesca, altri imprenditori stanno pensando di trasferirsi, mentre alcuni lo hanno già fatto compromettendo così l’equilibrio molto precario del commercio nel centro storico, sempre più spento, vuoto e male odorante”.
La piazza non fa impazzire alcuni cittadini: spoglia, priva di arredo urbano (il solo arredo sono i blocchi di pietra che dovrebbero fungere da panchine), illuminazione inadatta e pavimentazione pericolosa visto il considerevole numero di incidenti dovuto alla pioggia e alla scarsa differenza cromatica delle chianche.
Situazione più festosa su Piazza Cavallotti che non ha visto enormi stravolgimenti.
La nota positiva è l’area pedonale, finalmente una zona chiusa al traffico ma che purtroppo non rende giustizia all’intrattenimento cittadino.
Di tutt’altro parere, invece, sono le impressioni di chi la piazza ha contribuito a realizzarla, come Orazio Saulle, titolare dell’impresa a capo dell’A.T.I. che ha eseguito i lavori, a cui abbiamo chiesto un bilancio e un parere da cittadino e da costruttore, un anno dopo la consegna delle Piazze alla città, soffermandoci sulla fruibilità delle stesse: “Per quanto riguarda la pedonalizzazione di Piazza Matteotti, personalmente ritengo che, quella di interdire al traffico l’intera area, sia stata la soluzione migliore in funzione della sistemazione della piazza stessa e di una maggior tutela dal punto di vista dell’usura. Sicuramente questa soluzione forse ha penalizzato qualche attività commerciale collegata, a cui da imprenditore va tutta la mia solidarietà, come nei fatti avviene quasi sempre di fronte ad iniziative e scelte di un certo rilievo, ma se noi ruvesi riuscissimo a comprendere che si può vivere l’anello viario dei corsi principali, il centro storico e quindi il commercio e le relative attività, abbandonando l’automezzo e facendo un salutare passeggiata per il nostro bellissimo centro storico, porteremo a Ruvo economia, spendendo dove si ritiene più utile e opportuno, e quindi, probabilmente non penalizzando alcuna attività”.
Seppur pronta ad ospitare grandi eventi, concerti, spettacoli, sfilate e altre iniziative, la Piazza continua a disattendere le aspettative dei commercianti che auspicavano, assieme ad una maggiore fruibilità della piazza e all’esclusivo accesso pedonale un ritorno in termini di clientela, cosa che purtroppo sta sorbendo l’effetto contrario a causa della chiusure di attività e alla migrazione di altrettante realtà commerciali come la storica ferramenta Brucoli impossibilitata, a detta dei proprietari, a proseguire in quello stesso posto la loro attività.
Da un punto di vista tecnico sembra essere la soluzione più idonea non solo per l’urbanizzazione, ma soprattutto per l’utilizzo dei fondi stanziati per la riqualificazione. Necessitava dare una nuova immagine della Piazza, chiuderla al traffico e restituire al Paese un luogo prima destinato al mero parcheggio di autovetture, ma non basta.
L’altro aspetto fortemente discusso riguarda i ritrovamenti archeologici e la storicità della nostra città, pertanto abbiamo ritenuto opportuno chiedere se fosse stato il caso di valorizzare quel tesoro sotterraneo cambiando magari in corso d’opera il progetto per incentivare ulteriormente il turismo e non solo. “Durante i lavori – prosegue Saulle – sono emerse soltanto piccolissimi “segnali” di antichità, come le bocche delle due cisterne nell’asola archeologica, al contrario di numerosi rinvenimenti archeologici che sono emersi in altri siti, come le tombe in via Cairoli durante gli scavi per la costruzione della Scuola Materna, i resti murari emersi sull’Estramurale Pertini durante gli scavi per la realizzazione di due palazzine per edilizia residenziale, e non ultimo i ritrovamenti nel cantiere edile di via Capocci. Io personalmente sono un appassionato dilettante delle tante aree archeologiche sparse sul territorio italiano, e sono sempre dell’idea che se fosse possibile conciliare la nuova edificazione o la ristrutturazione, col recupero alla fruibilità dei ritrovamenti archeologici emersi sarebbe la cosa più saggia. Purtroppo in tanti casi ci si trova di fronte a situazioni insormontabili che costringerebbero a modificare progetti, tempi e quadri economici. Nel caso specifico di Piazza Matteotti, anche ad ipotizzare un eventuale approfondimento a strati più profondi del sottosuolo, l’intervento avrebbe comportato dei tempi di lavoro lunghissimi e non stimabili temporalmente e economicamente, con conseguenze negative immaginabili per la città, data la collocazione urbanistica della Piazza, fra l’altro non avendo né disponibilità economica, ne finanziamenti mirati per detto tipo di intervento. In piazza Cavallotti, invece siamo riusciti a recuperare tutta la vecchia pavimentazione che delimitava la villetta, riportando alla luce le antiche “zanelle” in pietra che erano state ricoperte negli anni, e riutilizzando per la parte mancante, quelle rinvenute dallo sbancamento e rimozione dello strato superficiale, in Piazza Matteotti”.
Giuseppe Scardigno, titolare dell’azienda “TecnoCostruzioni”, col passare dei giorni, è sempre più soddisfatto dei lavoratori eseguiti: “Col passare del tempo le due piazze vengono sempre più valorizzate e diventano familiari ai ruvesi. Sono molto soddisfatto dei lavori effettuati. L’unica cosa da migliorare è il controllo del transito dei mezzi pesanti che salgono su Piazza Matteotti che potrebbero rovinare la pavimentazione e l’estetica della piazza“.
Diversa invece la visione archeologica del Prof. Albrizio che nella nota si sofferma: “sull’enorme attrattività di quello che c’è sotto la Piazza principale. Nascondere e cementare quella risorsa è il peccato più grande di un’amministrazione farlocca, giustamente punita e costretta a non ricandidarsi. Ma è da lì che bisognerà ripartire, se si vorrà avere ancora un futuro”.
Il riammodernamento urbano deve coincidere con il rispetto delle tradizioni, con il rispetto della storia del luogo e deve essere un punto di partenza per uno sviluppo continuo e costante, rifare le piazze, senza un preciso piano di recupero del centro storico, da anni al centro dei programmi elettorali, non giova all’economia del Paese e all’umore dei cittadini; le piazze un anno dopo, potremmo definire un bilancio in negativo, bisognerà necessariamente cambiare rotta, magari con confronti costruttivi che coinvolgano tutti gli attori economici, sociali, politici e civici per sfruttare al meglio la “spianata” e dare nuova linfa a qual centro storico tanto sbandierato in termini di ripresa, ma puntualmente lasciato allo sbaraglio.
Biagio Cantatore