Religione

“Luce e Vita”: ripartiamo dalla comunità

E’ necessario, per qualsiasi organizzazione, di tanto in tanto fermarsi per monitorare la propria situazione, adeguarla al contesto reale nella fedeltà alla sua mission. Lo è per il nostro settimanale che vanta una storia gloriosa, ma che in questa non vuole e non può crogiolarsi. Già dal primo numero di quest’anno abbiamo proposto una prima verifica, esito di un questionario on line proposto ai lettori. In questa circostanza della giornata del settimanale diocesano, vogliamo ulteriormente soffermarci e questa volta di persona, per dirci dove sta andando la comunicazione in Diocesi e, in essa, quale ruolo riconsegnare al giornale cartaceo. Partiamo da alcune considerazioni.

Un popolo di navigatori, ma non di lettori
Sono inesorabili i dati del 15° Rapporto Censis sulla comunicazione (ottobre 2018). Dal 2007 al 2018 la percentuale di quotidiani letti dagli italiani è scesa dal 67% al 37,4% (anche se nell’ultimo anno registrano un +1,6% di utenza), calo non compensato dai giornali on line (dal 21,1% al 26,3%). Restano stabili i settimanali (con il 30,8% di lettori, – 0,2% in un anno) e i mensili (con il 26,5% di lettori, -0,3%). Anche i lettori di libri continuano a diminuire anno dopo anno. Se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un libro nel corso dell’anno, nel 2018 il dato è sceso al 42% (-0,9% rispetto allo scorso anno). Né gli e-book (letti solo dall’8,5% degli italiani, -1,1% nell’ultimo anno) hanno compensato la riduzione.
Anche in casa nostra la situazione è analoga: dal 2014 al 2019 le copie del giornale sono diminuite del 18%; questo non vuol dire che sia diminuita l’informazione diocesana. Ne sono prova i 368 utenti giornalieri (in media con punte di 600), che visitano il sito diocesano attingendo informazioni quotidiane (migliaia i post pubblicati); oppure i 500 iscritti al canale Youtube che guardano i servizi video (circa 200 pubblicati da noi, molti di più i telespettatori di Tele Dehon che trasmette nostri servizi); o ancora gli oltre 2500 “amici” della pagina Facebook e i 500 giovani follower del profilo Instagram, ultimo nato in Diocesi.
Non possiamo certo rimproverarci di essere rimasti fermi in questi anni di rapidi mutamenti comunicativi e culturali. L’ufficio comunicazioni sociali ha saputo camminare al passo delle innovazioni con la piena consapevolezza di non dover “esserci per esserci” sui diversi media, quanto di non poter trascurare i nuovi aeropaghi della comunicazione che l’ingegno umano ci offre.
Luce e Vita?
Stando ai dati del sondaggio fatto a fine anno scorso il giornale resta confermato nella sua identità, avendo attraversato anni difficili che hanno portato altri settimanali diocesani a chiudere. La fatica settimanale di pubblicare articoli sempre nuovi, di raccontare il territorio, di dire cose che avvengono nelle nostre comunità, di indicare scenari inediti, va oltre la dimensione immateriale delle social network community, e alimenta il senso di comunità, fedele alla sua storia. «Sentirsi “comunità” – diceva il presidente Mattarella nell’ultimo messaggio di fine anno – significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa “pensarsi” dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perchè ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese». Senza uno spazio di dialogo, quale può essere il giornale di comunità, si rischia ancora di più l’isolamento, l’eremitaggio sociale, la chiusura nei propri bei orticelli.
Ma la disaffezione al settimanale non è nata oggi. Provate a sfogliare le pagine scritte da don Tonino, in proposito, per accorgerci che nonostante la sua firma, la sua trascinante scrittura, egli a più riprese lamentava una debole accoglienza del giornale nelle parrocchie.
5, 10, 15… copie, non coprono nemmeno i più stretti collaboratori pastorali; sembrano più una tassa dovuta che un investimento culturale, formativo e comunionale. 7 parrocchie su 36 che raccolgono offerte per il settimanale è un sintomo chiaro. Risparmiare sul giornale? Può essere; non ignoriamo le difficoltà economiche che anche come parrocchie si affrontano; ma sappiamo anche che quando a qualcosa si tiene, si sa bene come promuoverla e si riesce pure. Come educatori ci spetta anche lo sforzo di educare al senso critico, a leggere il nostro tempo con discernimento. Se poi i contenuti non sono adeguati – lo abbiamo detto più volte – basta dirlo nei modi e nelle forme rispettose e mature.

Una nuova ripartenza
Ecco allora che questo è un momento per ripensare e ripartire. Dall’incontro del 4 giugno ci aspettiamo proposte costruttive non però giocando al ribasso. Vogliamo rilanciare, innalzando il livello informativo in una prospettiva convintamente culturale e missionaria. La disponibilità degli spazi digitali, per l’informazione più spicciola e quotidiana, richiede di essere potenziata, mentre al giornale va affidata con più forza il compito di approfondire, di esercitare il pensiero critico, di emergere dai paludamenti della rete in cui talvolta anche come entità ecclesiali scivoliamo. Se la scelta è convinta, convinti devono essere anche gli investimenti di persone e di risorse, in un ambito diocesano che non può più reggersi solo sul volontariato.
Solo una chiara e condivisa visione può motivare un servizio generoso e di qualità.

Luigi Sparapano © Luce e Vita

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