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L’OSSERVATORE CIVICO DI ANDRIA: “STRAGE DEI TRENI IN PUGLIA, RIMEMBRARE L’ANNIVERSARIO DELLA LORO TRISTE SCOMPARSA”

“Non bisogna lasciarsi rapire dai raggi del sole, non lasciamoci annuvolarci dalla noia, il nero infinito spazio non deve cadere su chi non c’è più, andiamo a cercarli, non lasciamoli isolati fra il verde torbido delle loro eterne dimore, non chiudiamo gli occhi”.

Comincia così la lunga lettera firmata da Vincenzo Santovito dell’Osservatore Civico di Andria che invita la Puglia a ricordare l’immane tragedia a un anno di distanza.

“Stagliamo – prosegue – i nostri sguardi alla ricerca del loro lago e vedere le loro favolose promesse galleggiare. Chi ignora il triste giorno si ingegni alle virtù; non dev’essere nuda e senza gloria la giornata del ricordo. Un anno è trascorso da quel tremendo e periglioso mattino che sotto un cielo di azzurro ingannevole pose tristemente fine ai vostri sogni e alle vostre vite. Nessuno resti ignoto al ricordo di codesto e non serrare nel segreto del proprio cuore l’orgoglio dolente per chi non c’è più. Uniamoci tutti e attendiamo, in preghiera, il giorno della pace, ricordando i nostri cari scomparsi. Non lasciamo che il tempo passi senza udire i loro fruscii e restare silenziosi dietro tutti, celandoci dietro una malombra non trasparente. Non bisogna essere fugaci. In questo giorno apriamo le porte ai nostri cuori e prepariamoci a riceverli; a sentire i loro passi leggeri che echeggiano silenziosamente in cieli sconosciuti; fermiamoci per qualche attimo; sospendiamo i lavori e cerchiamo di sentire il tenue profumo nell’aria della loro dolce presenza. Non lasciamoli svanire in una foschia torpidina, lontani dal nostro tempo”.

“Oggi ricordandoli – continua Santovito – non dev’essere un giorno scuro come un vento brontolante nel cielo volesse scatenare lampi e tuoni fremanti. Con le finestre aperte di primo mattino e la luce che penetra spandendosi sui tetti, riflettendo chiedendoci che dono fosse mai questo. Non bisogna rimanere confusi; non bisogna recidere i legami e credere che la loro scomparsa sia la nostra compagnia. Restiamo sempre con le orecchie bene aperte e ascoltiamo sempre i loro silenti passi. Attendiamo che il mondo si riempia di una luce azzurrina. Accettiamo con una gioia silenziosa il pianto dei loro lamenti. La gioia nell’attendere il loro ritorno non deve gettarci nella polvere del tempo. I nostri cuori si addolciranno, trasmettendo nei nostri occhi una luce riflettendola verso un nuovo mondo”.

E ancora: “Le pigre nubi che veleggiano nel limpido cielo non devono posarsi su una leggera nuvola autunnale oscurando i nostri cuori quando alla luce del primo mattino d’estate sentiamo i loro leggerissimi baci per farci sorridere e non lasciarsi consumare inutilmente nel vuoto, vagando dove caddero le vicende delle loro vite. Molti di noi ancor oggi bussiamo alle loro porte come disperati rimanendo nella corrente vita l’attesa del loro riconoscimento. Se non ci è data la possibilità di incontrarci in questa vita, fà allora che noi tutti sempre vi ricordiamo; che non li si dimentichi un solo istante la stretta dei nostri dolori nelle notti e nei sogni insonni. Non lasciamo che i nostri ricordi si cancellino con un vento nuovo in un vago fumolio nebbioso, assopendosi di languide carezze al tempo soave”.

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