Attualità

"L'orientamento sessuale è autonomo dalla genitorialità. Contano le relazioni": così Taurino in "Due papà, due mamme"

A chi si chiede se sia stato giusto spendere soldi pubblici, nella rassegna “Evoluzioni”, per ospitare il prof. Alessandro Taurino e la presentazione del suo libro “Due papà, due mamme – Sfatare i pregiudizi”, io scrivo di sì, che è stato giusto dal momento che l’incontro avvenuto ieri sera, nel piazzale antistante la Libreria l’Agorà – Bottega delle Nuvole, ha consentito alle numerose persone venute ad ascoltarlo, a chi si fermava durante la passeggiata lungo il Corso, di guardare alla “omogenitorialità” con occhi nuovi, diversi, scevri da ogni pregiudizio.

Un pregiudizio come quello per cui “genitorialità” coincide con “generatività” che spesso è radicato anche in chi non è omofobo e rispetta e protegge i diritti di tutti, come il sindaco Chieco intervenuto alla presentazione più tardi.

Pregiudizi che sono insiti nella nostra formazione, nella nostra forma mentis che vede la famiglia eterosessuale come l’unico modello concepibile, pregiudizi radicati che, a giudizio di chi scrive, potranno essere divelti solo attraverso un’adeguata informazione nelle scuole.

“Due papà, due mamme – Sfatare i pregiudizi” è un saggio che parla della autonomia tra orientamento sessuale e genitorialità e la circostanza che sia stato pubblicato per i tipi de “Edizioni La Meridiana”, casa editrice di ispirazione cattolica liberale, vicina alla filosofia di Don Tonino Bello, fa intuire come la sessualità lontana dagli stereotipi non contrasti con la spiritualità, con i precetti evangelici, quelli autentici. La direttrice Elvira Zaccagnino ha tenuto a precisare che la scelta di pubblicare questo libro ancor prima che fosse approvato il ddl Cirinnà, in tempi non sospetti, coincide con la volontà della casa editrice di divulgare un modello di genitorialità che si fondi esclusivamente sull’amore, sulla cura e non sull’orientamento sessuale.

Taurino ha conversato con una spiritosa e profonda Anna Pellegrini che ha dato inizio alla presentazione facendo leggere a Salvatore Marci della Compagnia Teatrale “La luna nel letto” una battuta tratta dal film “Indovina chi viene a cena?” con Spencer Tracy e Katherine Hepburn nella parti di liberal chic che si dichiarano “dalla mentalità aperta” tranne quando  rimangono sbigottiti nel vedere la propria figlia sposata a un medico di colore, Sidney Poitier. Le parole sono quelle di Tracy che esorta i ragazzi ad amarsi nonostante la diversa pigmentazione della pelle, nonostante l’ostilità ed è quello che devono fare gli omosessuali, amarsi, nonostante gli ostacoli.

Taurino rifugge dalle contrapposizioni ideologiche perché per lui sono importanti i “vissuti” delle persone e le persone che si amano tra loro, si amano e basta. Se un uomo ama un uomo, una donna ama un’altra donna oppure si è bisessuali, non si fa altro che seguire il proprio orientamento sessuale, la propria vocazione naturale ad amare, così come dichiara l’OMS, così come dice la scienza.

Intanto per eliminare i pregiudizi, bisogna partire dalle definizioni, dalle parole che “performano”, danno vita alle cose. Parole come “famiglia”, “matrimonio”, “genitorialità” hanno significati densi.  Alcuni sono escludenti come “matrimonio” perché fanno pensare che solo da questa istituzione possa nascere una famiglia degna di questo nome. Ma una famiglia solida si basa sulle sane relazioni tra i membri; quindi, famiglie omogenitoriali e non in cui viga il rispetto reciproco e per il prossimo, il rispetto per le idee altrui, fondate sull’amore, sono nuclei in cui i figli crescono con solidi principi etici. Esiste la famiglia, non solo “quel” tipo di famiglia.

L’esclusione porta, poi,  alla deumanizzazione, alla chiusura delle Sentinelle in piedi, silenziose dietro i libri – armi improprie perché i libri sono sinonimo di apertura mentale ma loro le usano per vigilare che non siano riconosciuti diritti agli omosessuali; alla aberrante “teoria riparatoria” per cui una persona omosessuale può essere riconvertita all’orientamento proprio del suo genere, del suo sesso.

Taurino, poi, esorta a non dire che da famiglie omogenitoriali derivano anche figli eterosessuali, quasi a voler ricondurre l’omogenitorialità nei parametri di quella che è ritenuto il giusto modo di vivere la sessualità, cioè tra uomo e donna; perché può accadere che anche i figli abbiano la vocazione naturale ad amare persone dello stesso sesso.

Quello che rileva, alla fine, è la costruzione di costellazioni familiari fondate sull’amore, sulla cura, sul “care giving” e di questo devono tenerne conto anche il diritto e le istituzioni.

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