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LA “MADONNA DEL VENTO”, IL VENERDI’ DI PASSIONE DEI RUVESI

E’ la Confraternita della Purificazione Addolorata ad aprire e chiudere il fitto calendario delle processioni della Settimana Santa.

Essa fu fondata nel 1719 con il titolo di “Purificazione – Sant’Ignazio” dal gesuita Domenico Bruno; ebbe originariamente sede nella Chiesa di San Carlo. Il culto principale della Purificazione gradatamente è stato sovverchiato da quello dell’Addolorata.

Nel 1794, con denaro raccolto dai confratelli, fu acquistata a Napoli una statua di una Madonna vestita, l’Addolorata; a sancire l’importanza del culto, al titolo Purificazione, nel 1833 con approvazione papale fu aggiunto quello dell’Addolorata.

Il segno di appartenenza a questo sodalizio è dato da una mantella “mozzetta” di color avorio (Purificazione) con una striscia trasversale di colore nero con medaglione della Madonna trafitta da una spada (Addolorata). In occasione della processione della Desolata viene posta solo la striscia trasversale chiamata “tracolla”.

Ed è proprio dalla Chiesa di San Domenico, dove la Confraternita risiede sin dal 1810, dopo essere stata ospitata dalla Chiesa di San Luca (attuale Santi Medici) e in quella della Madonna dell’Isola (non più esistente), il Venerdì di Passione, quello precedente la domenica delle Palme, si avvia ogni anno la Processione della Desolata.

Rappresenta la madre del Redentore ai piedi della croce.

La statua della Madonna è datata 1907 e porta la firma del molfettese Corrado Binetti (ben visibile sulla spalla); essa è realizzata in cartapesta per quanto riguarda il busto, le braccia snodabili, mentre è a gabbia lignea per quanto riguarda la parte inferiore.

Particolare interesse ha il volto della Madonna, il cui incarnato è di un pallido rosa a sottolineare l’ansia per la ricerca e il dolore per la fine presagita del figlio. Il viso è scarno ed è incorniciato dalla classica pettinatura di capelli. E’ vestita con un abito cannellato di colore nero; esso è completato da un fazzoletto in lino di pizzo e uno spadino in argento conficcato nell’abito. La croce in legno completa il gruppo processionale; essa presenta intorno al braccio corto una “piega” di colore bianco in pizzo rinascimento.

Nel mentre in chiesa si è intenti a disbrigare le ultime incombenze, un rullo di tamburo e un colpo di gran cassa echeggia lungo un percorso prestabilito, è il segnale della chiamata a raccolta dei componenti del sodalizio.

Nel tardo pomeriggio quando il sole scalda e bacia la bianca pietra dalla facciata slanciata della Chiesa di San Domenico, ecco schiudersi l’ampio portone, è il segno che tutto è pronto per dare inizio al corteo processionale.

Ad aprirlo è la gran cassa che con colpi gravi annuncia l’avanzata della statua.

Seguono, disposte a coppie su due file parallele, le devote con ceri accesi e “scapolari”; subito dopo, al seguito del gonfalone listato a lutto, le consorelle con “l’abitino” di colore nero sul quale spiccano le iniziali M (Mater) e D (Dolorosa).

La croce penitenziale annuncia la sequenza dei confratelli.

Questi vestono con un camice di colore bianco e al cinto un cordone di colore azzurro. Come copricapo indossano la “buffa”; essa era in uso al tempo delle Misericordie, serviva a coprire il volto e impediva a chi riceveva un’opera di carità, di riconoscere il suo benefattore.

I confratelli si dispongono secondo l’ordine di anzianità.

Ecco venir fuori dalla penombra e guadagnare il sagrato con piccolo dondolìo la statua della Madonna; le nuvole d’incenso riescono appena ad attenuare il contrasto tra il nero dell’abito e il candore dei fori ai suoi piedi, mentre la banda intona la marcia.

Maria Desolata, abbracciata alla croce senza il figlio, attraversa sino a tarda sera le strade della Città, accompagnata da un gran numero di devoti e astanti.

Lungo il percorso, dai balconi vengono appesi candidi lenzuola a simboleggiare la Sindone.

@ruvodipugliaweb.it

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