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LA FAMIGLIA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS: IL RACCONTO DI FEDERICA DI TERLIZZI

Ritratto di famiglia ai tempi del Coronavirus: un cellulare o un pc, un sorriso, e tanto amore. La nostalgia di casa, dei pranzi interminabili, delle chiacchierate attorno a un caffè. La distanza è diventata il filo conduttore di una nazione intera per cercare affrontare un’emergenza sanitaria dura e difficile.

Federica Di Terlizzi è una delle tante “ruvesi fuori porta”. Attualmente vive a Milano, da circa sei mesi, e frequenta uno stage presso l’istituto clinico Humanitas e un master in Digital Transformation.

Federica vive a 210 km di distanza da sua sorella Rosalba, attualmente a Padova e a 764 km dai propri genitori e dalla propria casa.

Sto vivendo in prima persona – ci racconta Federica – tutto ciò che accade in Humanitas, seppur da casa perché lavoro in smart working dal 27 febbraio. Ogni giorno profiliamo medici a supporto di varie strutture in Piemonte, Lomabrdia e Sicilia, perché i pazienti crescono in maniera esponenziale.

Quotidianamente il direttore sanitario ci invia un bollettino in cui ci racconta quello che sta succedendo in ospedale e, purtroppo, è sempre peggio. Stanno creando sempre più degenze, più posti per ospitare pazienti. Sicuramente ci sono pazienti in dimissione ma ci sono anche tanti che non riescono a farcela.

Lo staff medico è in difficoltà, è stanco, però nonostante ciò cerca di fare il più possibile”.

Milano in questi giorni è surreale. Il virus ha incredibilmente cambiato una città abituata a essere in continuo movimento.

Io sono in casa – continua Federica – i miei genitori mi hanno spedito un pacco, perché paradossalmente arriva più velocemente della spesa online.  In casa sono sola, perché la mia coinquilina è scesa prima del decreto legge. Sarei potuta scendere anch’io, anche perché il lavoro me lo avrebbe permesso ma non l’ho fatto. Non volevo mettere a rischio la mia salute e quella dei miei cari e perché ci tengo molto alla mia terra. E’ stata una scelta coraggiosa, non è facile. Sono da 24 giorni completamente sola. Mi manca il contatto umano e visivo con la mia famiglia e i miei amici. Ho preferito, però, non essere tra i fuggitivi”.

La città della moda è diventata la capitale mondiale del Covid-19, con più di trentamila contagi.

Ho perso il conto di quante ambulanze passano. – Dichiara la ruvese – Ogni cinque minuti c’è una sirena che si sente dalla finestra di casa”.

Infine, conclude Federica: “Vi consiglio di rimanere a casa perché gli ospedali stanno facendo molta fatica e se la sanità qui al nord riesce a gestire meglio queste situazioni di emergenza, grazie anche a molte strutture private convenzionate, al sud non credo che si possa fronteggiare allo stesso modo. Speriamo passi il prima possibile”.

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