Attualità

“Includiamo 2” un progetto di solidarietà che continua grazie al contributo della Fondazione Banco di Napoli

«È un aiuto per le persone che hanno bisogno. Grazie a un amico che mi ha inserito in questo progetto, non devo più dare fastidio ad altri». Leonardo, 54 anni, pensionato in seguito ad un incidente, riesce a tirare qualche euro in più alla minima pensione facendo il pizzaiolo nel fine settimana, quando c’è richiesta e la salute glielo permette.

Dal lunedì al venerdì la mensa del progetto IncludiAMO 2 «è un aiuto per tante persone che non possono andare avanti». Andare alla mensa delle Suore salesiane non gli crea imbarazzo: «Non ci penso perché se stai a guardare quello che pensano gli altri forse sì, ma io non ci penso».

Il rapporto con i volontari? «Bene! Bravi, disponibili. Quando mi sono inserito in questo progetto mi trovavo in un periodo in cui mi stavo lasciando andare… invece è stata una forza. Anche solo sentirsi dire ‘ciao, buongiorno’ ti rianima». «Non mi aspetto di più – conclude Leonardo -, ma quel poco che si fa, se fatto con amore, per me è già una cosa grande».

«Si tratta di un intervento integrato – ci dice Suor Imma Milizia, referente  – che risponde a bisogni (espressi e inespressi) a vari livelli: la soddisfazione dei bisogni primari quali un pasto caldo a pranzo, dal lunedì al venerdì, e la soddisfazione del bisogno di relazioni e inclusione: una domenica al mese la possibilità di condividere un momento conviviale, che inizia con la Celebrazione Eucaristica e continua con il pranzo in cui volontari e ospiti possono condividere cibo e fraternità”.

Completa il progetto lo “Sportello IncludiAMO”- aggiunge Suor Liberata Schiavello  – dove, mediante la consulenza di figure professionali, attraverso il dialogo e il raccontarsi, è possibile individuare punti di forza e di debolezza di ciascuno, per puntare ad un percorso di potenziamento delle risorse latenti e innescare un processo di miglioramento continuo della persona».

«Soprattutto è il bisogno di ascolto, di rilettura della propria storia e degli eventi che hanno portato a questo momento di difficoltà – riferisce Maria Pagano, psicologa – quanto si registra nell’attività dello sportello dove si affacciano settimanalmente o quindicinalmente quanti usufruiscono della mensa».

L’Istituto “Sacro Cuore” delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ospitato nell’enorme complesso edilizio di inizi ‘900, voluto dalla nobildonna Angela Fenicia in Ruvo di Puglia (BA), ha quasi 100 anni di vita. Decenni di forte presenza in campo educativo, con le attività scolastiche delle scuole dell’infanzia e primaria, oratorio, attività sportive e ricreative, centro di formazione professionale, i diversi rami della famiglia salesiana.

Sembrava che questa lunga e grandiosa storia dovesse interrompersi quando da qualche anno sono state chiuse purtroppo le scuole paritarie e andato ridotto il numero di Suore presenti (attualmente soltanto tre).

Ma il carisma salesiano non ha lasciato spazio allo scoraggiamento. Dando seguito all’appello di papa Francesco, quando chiedeva di aprire ai poveri i conventi e i monasteri, le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno proposto al Vescovo Cornacchia questo nuovo servizio: una mensa per le tante richieste rilevate in città, e il sostegno scolastico gratuito a bambini e ragazzi meno abbienti.

«Non cambia niente del nostro carisma – dice convinta Suor Teresa, da 55 anni FMA- perché non solo noi diamo il cibo, ma una parola, un sorriso, che veramente fanno tanto e di cui hanno bisogno. Un valore aggiunto a quello che abbiamo fatto in quasi 100 anni in questa Casa».

La crisi degli ultimi anni ha colpito il ceto medio anche della cittadina nordbarese per cui sono numerose le famiglie “insospettabili” ritrovate nel bisogno di fonti vitali primarie.

L’istituzione della mensa, sostenuta da tanto volontariato, completa un servizio di assistenza necessario sul territorio ed è supportata da contributi di varia provenienza e, quest’anno in particolare, è resa possibile da un finanziamento della Fondazione Banco di Napoli.

«È un incrocio di informazioni e di servizi irrinunciabile – dice Monica Montaruli, assessora ai Servizi Sociali di Ruvo di Puglia – necessario per dare risposte ai cittadini. La mensa è inserita nella rete del circuito Ruvo solidale attivato dal Comune».

Il miracolo educativo che don Bosco compie ancora a Ruvo, grazie al progetto IncludiAMO 2, sta anche nel coinvolgimento di circa 50 volontari che si turnano nel servizio.

Si tratta di volontari senior ma anche junior, che non possono mancare in una Casa salesiana, come gli allievi del centro di formazione professionale che imparano a cucinare e lo fanno preparando i pasti da asporto per le famiglie bisognose; giovani del Servizio Civile coinvolti nelle diverse attività; membri dei vari gruppi della Famiglia salesiana e nuclei famigliari interi che dedicano il proprio tempo alla raccolta di eccedenze alimentari, alla preparazione e confezionamento del pasto, alla distribuzione e alla condivisione mensile, nonché al riordino della cucina.

«È più la gioia che si riceve in questo servizio, che quella che si dà; ci sforziamo nel porgere un sorriso, ma sono più belli i sorrisi che da qui ci portiamo a casa, trasmettendoli nella nostra famiglia».

Come il sorriso di Salvatore, 41 anni, pensionato, che vive solo e frequenta il centro salesiano: «Sono compiaciuto di questa accoglienza, mi fa molto piacere perché sono solo, e qui vengo a parlare, a sfogarmi, dialogare, uscire fuori dalla mia solitudine e a usufruire del pasto. Ne sono moltissimo grato!».

Per i volontari e gli ospiti, anche se in forma ridimensionata a causa delle restrizioni imposte dal COVID, è stato organizzato un momento di GRAZIE a conclusione di questa fase del progetto.

Sabato 4 luglio ci siamo ritrovati, evitando gli assembramenti, per la messa di ringraziamento finale e la consegna degli attestati ai volontari che hanno collaborato alla realizzazione del progetto.

Parola d’ordine di quanti si mettono a servizio di “IncludiAMO 2” è quel motto pronunciato di recente da Papa Francesco, ma già molto familiare nella Diocesi di don Tonino Bello: “Chi non vive per servire, non serve per vivere”.

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