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I DIARI DELLO SPORT: I TANTI VOLTI DEGLI AZZURRI

La settimana appena conclusasi ci ha dato modo di appassionarci e tifare per i colori azzurri come raramente ci è successo nel recente passato.

La nostra nazione, infatti, è stata impegnata su almeno quattro fronti, calamitando le attenzioni degli appassionati sia negli sport di squadra che nello sport individuale per eccellenza, il tennis.

Oltre a Matteo Berrettini, protagonista assoluto agli US Open, però, si è parlato tanto anche della nazionale femminile di pallavolo, impegnata nei campionati europei, oltre che delle nazionali maschili di basket e calcio, impegnate rispettivamente nei mondiali e nelle qualificazioni ai campionati europei di categoria.

Il quadro che emerge dalle quattro esperienze azzurre è agrodolce e merita tanto uno sguardo di insieme, quanto un approfondimento individuale per ciascuna delle situazioni prese in analisi.

Partiamo, quindi, col dire che vedere l’Italia competere ai massimi livelli di così tante discipline differenti è una notizia più che lieta, che testimonia come la propensione individuale e collettiva del nostro paese allo sport non si sia sopita, anzi, prosegue in direzioni differenti e sempre più diversificate.

Si può tornare a sorridere soprattutto se si pensa al nerissimo inverno vissuto nel calcio dopo la mancata qualificazione ai mondiali 2018. La Nazionale ha ritrovato entusiasmo e concetti di gioco sotto la gestione di Roberto Mancini, che ha ringiovanito e valorizzato un gruppo di giocatori capace di fruttargli ben otto vittorie consecutive, arrivando praticamente a ipotecare la qualificazione ai campionati europei del 2020. Il lavoro è appena iniziato ma i primi germogli sembrano incoraggianti.

Anche il tennis e la pallavolo nostrane possono sorridere, anche se con sensazioni di fondo un po’ diverse. Se la semifinale di Berrettini in terra americana ci permette di celebrare la nascita di un nuovo giovanissimo astro italiano, da affiancare al talento di Fabio Fognini e allo specialista della terra battuta Marco Cecchinato, la sconfitta della nazionale di pallavolo in semifinale contro la Serbia ha un velato sapore di beffa: le italiane sono apparse un po’ remissive contro la loro bestia nera Serbia che, a dirla tutta, non ha neanche giocato la sua miglior partita.

A spazzare via le nubi ci ha pensato comunque il terzo posto di categoria conquistato contro la Polonia: questa nazionale è ancora piuttosto giovane, il meglio, probabilmente, deve ancora venire.

A queste buone notizie, però, vanno affiancati alcuni aspetti della gestione adottate nell’ultimo sport preso in considerazione, la pallacanestro, la disciplina nella quale dovranno essere pesantemente rivisti un gran numero di aspetti gestionali futuri.

Nel caso della nazionale maschile di pallacanestro, infatti, l’eliminazione al termine della seconda fase del campionato del mondo non può che lasciare l’amaro in bocca per una serie di aspetti intra ed extra campo: la nazionale si è mostrata più che mai dipendente dal talento individuale dei suoi singoli,e questo era facilmente prevedibile, ma non ha dato risposte confortanti neanche per quel che riguarda alcuni dettagli tecnici che avrebbero potuto risultare vitali per un diverso esito della rassegna iridata.

Al gap fisico -da tutti preventivato ma sottovalutato da coach Sacchetti per sua stessa ammissione- si sono unite una serie di mancanze nell’esecuzione offensiva e, soprattutto, della transizione difensiva, che hanno reso insormontabili gli ostacoli Serbia e Spagna (malgrado la pessima giornata vissuta da quest’ultima).

A questo va aggiunto che tutte le stelle della squadra (eccezion fatta per l’assente Melli) hanno superato i 30 anni e che all’orizzonte, se si escludono i talenti collegiali Mannion e Moretti, non sembra esserci un ricambio generazionale all’altezza. Mannion e Moretti, tra gli altri, però, sono stati tagliati alla prima occasione, malgrado entrambi mostrassero caratteristiche di playmaking e creazione offensiva che in questa nazionale così incapace di eseguire in attacco e costruire tiri di qualità sarebbero state oro colato.

Delle contromisure dovranno essere prese, anche perchè certe dichiarazioni arrivate da più parti dopo l’eliminazione non hanno di certo contribuito a indorare la pillola.

La strada, in questo caso, è più lunga che mai ma una cosa è certa: anche nelle difficoltà non ci stancheremo mai di tifare per gli azzurri.

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