Religione

Gli studenti del “Tedone” sui passi di Don Tonino e Papa Francesco

Questo è il racconto della Professoressa Rosanna Pellegrini, docente presso il Liceo Scientifico e linguistico “Orazio Tedone” in Ruvo di Puglia, sull’intensa giornata vissuta dagli studenti lo scorso venerdì 20 aprile a Molfetta , quando Papa Francesco è giunto in terra di Puglia per onorare Don Tonino Bello, indimenticato Vescovo della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, di cui ricorreva il 25° anniversario del dies natalis.

«Si respirava la primavera questa mattina alle banchine del porto di Molfetta. L’attesa di una nuova folata di vento, quello che ti entra sottopelle e porta con sé i frutti migliori. Il mare Mediterraneo, le bandierine gialle come girasoli che si schiudono al sole, la speranza che torna a bussare al cuore, la percezione che Don Tonino c’è. E’ ancora qui. Risentire la sua voce, il suo abbraccio di pace, l’umiltà dei suoi occhi. Gli stessi occhi di Papa Francesco venuto a Molfetta a rendergli omaggio, a 25 anni dal suo Dies Natalis, con lo stesso Vangelo di fratellanza e di libertà, come canta Aretha Franklin da una radio amplificata sulla piazza gioiosa. Libertà, Freeedom, la canzone tanto amata da Don Tonino.

Una folla maestosa e composta di bambini, giovani, adulti, anziani, credenti e non credenti, laici e religiosi, in fila sin dalle prime luci dell’alba, li attende da ore.

Due uomini, quasi coetanei, così simili, capaci di scuotere coscienze, mettere in piedi i costruttori di pace, spingerli a sporcarsi le mani, a indossare il grembiule. Due uomini che parlano la stessa lingua, le stesse parole nude, gioiose, dirette. Identici i loro simboli, il pastorale in legno d’ulivo che fu di Don Tonino tra le mani di Papa Francesco e la croce pettorale in legno di Don Tonino, simboli di quella Chiesa con il grembiule, autentica, vera, rivoluzionaria, come rivoluzionari sono Francesco e Tonino, cirenei della pace, servitori degli ultimi.

Noi che tra i quindici e i vent’anni abbiamo conosciuto Don Tonino, lasciandoci attraversare dalla sua schiettezza e incendiare dalle sue parole, imparando a camminare sui suoi passi, cadendo e rialzandoci, sentiamo un nodo alla gola guardando il suo volto e il suo sorriso sui maxischermi, lasciandoci accarezzare dalla sua voce. E mi ritrovo a guardare i volti dei nostri studenti che, numerosi, all’alba, si sono incamminati sui passi di Don Tonino. Vogliono sapere, ci chiedono, ascoltano silenziosi. Provano meraviglia. Scoprono increduli che Don Tonino era questo, una stretta di mano in riva al mare, un pezzo di pane caldo donato ai poveri, una cinquecento blu pronta a caricare giovani studenti in attesa di un autobus per la scuola. Don Tonino, come Papa Francesco, era questo, costruttore di pace, tessitore di speranze e di sogni, sempre dalla parte dei giovani. Con i giovani ha diviso e condiviso progetti, idee, speranze, ha donato sorrisi e rivoluzioni, ha insegnato a “vivere e non a trascinare la vita. A non strapparla, a non rosicchiarla. Ai giovani ha insegnato ad “assaporare l’avventura della libertà” vivendo. E proprio i giovani studenti del Tedone nel 1982 – scrive l’allora preside Michele Giorgio nel suo libro “Alberi maestri” – accolsero entusiasti in Auditorium, a un mese dal suo ingresso in Diocesi, quel “vescovo rivoluzionario” e il suo messaggio che li spronava “ad essere combattivi superando lo scetticismo, il qualunquismo, la passività della speranza e la miopia dell’indifferenza”. Quelle parole che Don Tonino amava ripetere ai suoi cari giovani risuonano ancora, forti, vibranti, poetiche.

“Ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete… cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri.
Vivete la vita che state vivendo con una forte passione. Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. Appassionatevi alla vita perché è dolcissima.
Mordete la vita!
Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quegli affidi malinconici ai diari. Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni. Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi.
Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori.
Bruciate… perché quando sarete grandi potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vosstra giovinezza.
Incendiate… non immalinconitevi. Perché se voi non avete fiducia gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi.
Coltivate le amicizie, incontrate la gente.
Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.
Coltivate gli interessi della pace, della giustizia, della solidarietà, della salvaguardia dell’ambiente.
Il mondo ha bisogno di giovani critici.
Diventate voi la coscienza critica del mondo. Diventate sovversivi. Non fidatevi dei cristiani “autentici” che non incidono la crosta della civiltà. Fidatevi dei cristiani “autentici sovversivi” come San Francesco d’Assisi che ai soldati schierati per le crociate sconsigliava di partire.
Tratto da “Senza Misura” Don Tonino Bello ed. La Meridiana».

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