Cultura

E’ nata Radio Bembé, la radio delle voci “che vanno ascoltate” e…anche viste

Happening emozionale e musicale quello vissuto nella Sala Conferenze di Palazzo Caputi, ieri, durante l’inaugurazione di “Radio Bembé – la radio delle voci che vanno ascoltate”, programma – dibattito ideato e curato da Tommaso Scarimbolo, fondatore della Scuola di Musica e Arti performative “Bembé”.

Un appuntamento bimensile che, di volta in volta, sarà dedicato a una parola e a tutto il mondo che essa racchiude.

Radio Bembé è «un esercizio sulla parola, che deve ritornare al centro di tutto. Dobbiamo parlare e ascoltare il mondo che ci circonda, ascoltare le voci dei ragazzi, il  loro grido. Ascoltare significa anche concentrarsi e la radio consente di farlo».

Radio che non ha comunque rinunciato all’esperienza visiva dal momento che era (e andrà) in diretta su Facebook. Ma è stato anche giusto perché le esibizioni performative del coro della Scuola, composto perlopiù da voci femminili e due maschili, accompagnato alla chitarra da Federico De Sario e alle percussioni dagli allievi della Bembé, sugli arrangiamenti del percussionista Vincenzo Cantatore, l’incursione di una strana quanto vivace attrice francese, Jacqueline (forse era tutto simpaticamente preordinato?), le danze, i movimenti curati da Alessandra Ardito meritavano di essere visti come lo speaker biancovestito, Livio Berardi.

Per la neonata Radio Bembé e per il periodo in cui è stata presentata al pubblico, la parola su cui riflettere non poteva essere che «nascere» in senso proprio ma soprattutto spirituale.

Sui significati di questa parola hanno dato il loro contributo la dottoressa Carmen Maroccia, psicologa dell’età evolutiva e Don Michele Stragapede, missionario.

La nascita è vista o come un treno, da cui si può scendere per poi risalire per affrontare così nuovi viaggi, e , quindi, si parla di ri – nascita; oppure è intesa come esplorazione del mondo, della vita, con la sua bellezza ma anche con la sua crudeltà. Ma la nascita è anche reciprocità, sbocciare all’altro, vivere nell’altro.

Tra le tante canzoni, alcune composte dai ragazzi della Scuola, una può riassumere il senso della serata: “Human” di  Rag’n’ Bone Man, eseguita all’inizio e in chiusura, come saluto al pubblico che ha reso gremita la Sala.

Una canzone dai ritmi tellurici, potenti ma al contempo piena di speranza.

 

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