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A "Paradise" della drammaturga ruvese Valeria Simone il Premio "Donne e teatro di drammaturgia femminile"

“Poco frequentata tematica di impegno civile, con meccanismi intestini di sopraffazione, in una medesima comunità disagiata, che risulta di evidente vocazione scenica”.

Con questa motivazione, “Paradise”, della drammaturga ruvese Valeria Simone, è uno dei tre testi teatrali scelti, nell’ambito del Premio “Donne e teatro di drammaturgia femminile”, giunto alla XVII^ edizione, per essere pubblicati in un volume edito da Borgia.

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La drammaturga Valeria Simone

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“La durata dell’inverno” di Giulia Lombezzi, I° premio, e “Il rabbino Gesù” di Virginia Consoli sono gli altri due testi teatrali vincitori.

La cerimonia di premiazione si è svolta ieri, nella Sala Squarzina del Teatro Argentina di Roma. Oltre alle vincitrici, erano presenti Antonio Calbi, direttore del Teatro di Roma, Mario Giordano, sponsor e AD di IBL Banca, Tiberia de Matteis e Bianca Turbati, curatrice del Premio.

La Giuria, presieduta dalla stessa Tiberia de Matteis, critica teatrale, e composta da Giuseppe Argirò, Ginevra Ferettini, Maria Letizia Gorga e Susanna Schimperna, ha percepito in questi testi  la forte carica di denuncia sociale del teatro, che trasferisce in un’altra dimensione, la realtà, il mondo e ne rivela le sfumature.

“Paradise” di Valeria Simone narra del triste fenomeno del caporalato attraverso l’esperienza di Krystyna, che organizza le partenze dei suoi connazionali, dalla Polonia in Italia, l’Eldorado dove si può lavorare con un’ottima paga. Ma poi scopre la triste verità, scopre di essere parte integrante di un meccanismo perverso che schiaccia quelli ancor più deboli di lei.

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L’opera si basa sulle storie dei braccianti polacchi che giunsero in Puglia, tra il 2003 e il 2008, per la raccolta dei pomodori e finirono nella rete della schiavitù e della criminalità locale.

“Emozioni e soddisfazioni!” è il commento di Valeria Simone, molto sensibile al tema della migrazione già affrontato con sensibilità in “Acaša 24”, opera che narra la storia di sei donne straniere e della loro “casa”, delle loro origini.

Valeria Simone insegna, con dolcezza, a guardare la realtà che ci sfugge, che non siamo in grado di penetrare attraverso il teatro, una speciale lente di ingrandimento del mondo che ci circonda.

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