Cultura

1922 – 1945 Michele De Lia: l’eroe sconosciuto

Quella di Michele De Lia, è una storia che si conosce grazie ad una lettera scritta dopo trentacinque anni dal sottoufficiale Filippo Iannuzzi. È una storia dimenticata a lungo nelle pagine degli archivi e che merita di essere raccontata. De Lia è nato il 26 giugno 1922 a Ruvo di Puglia, tornitore, chiamato alle armi nel 1941,  prestò servizio prima a Treviso e poi nel 1942 a Trieste. Di lui non si è saputo più nulla fino al 1949 quando il foglio matricolare venne aggiornato con il certificato di morte dal comune di Cremona. De Lia si rese protagonista di un fatto eroico, sacrificando la sua giovanissima vita a soli 23 anni per salvare alcuni deportati a Parma: si autoaccusò di una cosa di cui non era responsabile. Fu condannato per alto tradimento e fucilato il 13 gennaio del 1945 a Cremona. Iannuzzi racconta nella lettera che nell’ottobre 1944 era stato comandato a guardare l’arrivo di scompartimenti piombati a Parma, nella stazione. Furono coattivamente presi in forza dalle SS, ma si riuscì a liberare quanti più prigionieri si poteva (erano diretti in Germania nei lager). Tutto un vagone fu svuotato in un attimo. Nelle sere successive spiombarono un altro vagone, ma irruppero le SS. I soldati italiani vennero arrestati e portati alla sede della SS sempre a Parma in attesa di processo. Dopo alcune settimane di detenzione, il gruppo di militari arrestati a Parma fu processato. Durante il processo venne interrogato Filippo Iannuzzi. La sua linea difensiva risultò debole; sostenne di essersi accorto che un vagone aveva la porta aperta e con i suoi uomini stava effettuando un controllo. In quel momento Michele De Lia riferì che l’iniziava di aprire il portellone del mezzo merci l’aveva voluta lui. De Lia venne così condannato a morte e gli altri sei militari assolti. Lui poteva ritrattare fino all’ultimo, continua a raccontare Iannuzzi, ma non indietreggiò; passò i suoi ultimi giorni nella cella, fucilato dai tedeschi e  sepolto in forma anonima per volontà del comando tedesco.

Non è difficile commuoversi leggendo questa storia, anche perché rievoca i tempi della Guerra Mondiale, quando al fronte venivano spediti tutti, ragazzi e uomini, a prescindere dal fatto che desiderassero intraprendere una carriera militare o meno e i loro destini erano spesso segnati.

Antonello Olivieri

 

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